Ci lamentiamo senza sosta dei metodi americani, quando non sappiamo che stiamo vivendo dentro a una guerra preventiva bella e buona. In questi giorni (è sulla bocca di tutti) un giovane di nazionalità rumena ha aggredito e assassinato una ragazza romana durante una rapina. È qui che è scoppiata la guerra preventiva.
Non mi riferisco alle nuove norme che hanno dato maggiori poteri ai prefetti, ma a tutto quello che intorno a questo caso è nato: siamo italiani, e ogni tanto abbiamo bisogno di ricordarcelo.
Guerra preventiva è il lutto al braccio dei giocatori di Lazio e Roma, in occasione del derby: indossarlo prima del decesso della donna aggredita non è un po’ precoce? Dovrebbero indossarlo tutte le squadre in tutte le partite… tanto prima o poi qualcuno morirà. Sugli spalti, però, nessuno si è fatto male, nonostante si trattasse di un derby. Anche in questo siamo molto italiani: morire va bene, ma uno alla volta.
Guerra preventiva è il litigio tra destra e sinistra su argomenti come questo, dove essere uniti è fondamentale per dare un segno forte al Paese. Purtroppo siamo in democrazia, e l’opposizione deve fare il suo lavoro.
Guerra preventiva è pestare a volto coperto quattro rumeni in strada per il solo fatto che esistono.
Guerra preventiva, ma “giusta”, sarebbe stato occuparsi dei problemi veri quando era necessario, invece di litigare per approvare leggi inutili al Paese. Ora si corre ai ripari. E di nuovo siamo italiani: morire va bene, ma uno alla volta. Almeno uno.
[…] recente post La guerra preventiva sostenevo che in Italia, prima di prendere una decisione, dovesse scapparci il morto. Mi sbagliavo, […]