Giovedì sera, finite le prove dei mitici Fruit Panic, mi sono dovuto sdoppiare per poter assecondare entrambi gli appuntamenti “cool” di una fredda e umida serata pavese. Non vado mai alle conferenze perché raramente trovo un buon motivo per farlo; il destino ha quindi pensato bene di mettere nella medesima sera gli unici due appuntamenti dell’anno che mi interessano. La cosa buffa è la contrapposizione politico/economica dei due incontri: al Collegio Ghislieri la presentazione di uno Stage presso Procter&Gamble, una delle multinazionali più criticate e boicottate del mondo (seconda, forse, solo a Nestlé), simbolo della globalizzazione; in Aula del Quattrocento un incontro con i ragazzi del SISM sulla cooperazione internazionale. Chi mi conosce penserà istantaneamente: “ma davvero ti interessano queste due manifestazioni?”. Sì, mi interessano.
Nell’incontro con Procter&Gamble, una mia cara amica ex alunna del Collegio Ghislieri presentava la sua personale esperienza di un anno di lavoro presso la celebre multinazionale. Al di là di quello che posso pensare o non pensare dell’incontro in sé, quest’ultimo rimaneva l’unico modo per salutarla prima che ripartisse per Roma, dove lavora.
Spendo ancora qualche parola per descrivere la parte della presentazione che più mi ha lasciato sconvolto, perplesso e, a tratti, terrorizzato: il sistema di selezione del personale in Procter&Gamble. La trafila prevede quattro step. Il primo è l’iscrizione al sito PGCareers: non si può venire assunti nell’azienda senza prima iscriversi al sito. Il secondo passo consiste nel compilare un questionario online della durata di una mezz’oretta. La terza fase della ripida scalata è un questionario scritto presso la più vicina sede dell’azienda. Per stessa ammissione della relatrice dell’incontro, si tratterebbe di uno stress test in cui non c’è tempo per pensare, ma solo per agire: 60 minuti per 100 domande di matematica, grammatica, logica, eccetera. Se a questo punto non si è ancora raggiunto l’esaurimento nervoso, di sicuro la quarta prova provvederà a procurarvelo: quattro colloqui con altrettanti dirigenti dell’azienda, per vedere di che pasta siamo fatti.
Se tutto questo non bastasse, aggiungo che il “test” è indipendente dalla mansione futura del candidato, per cui: il chimico che farà ricerca verrà sottoposto allo stesso test del matematico che farà statistiche di vendita il quale a sua volta verrà giudicato allo stesso modo dell’economista che gestirà il marketing. E non provate a inviare un curriculum: si può essere assunti solamente nel modo appena descritto. Contenti loro…
Il secondo appuntamento della serata era l’ultimo incontro di “What are we doing 2.0”, la settimana che Inchiostro dedica ogni anno alla cooperazione internazionale. I ragazzi del SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medicina) hanno raccontato le loro esperienze in giro per il mondo. Anche se il fine poteva essere (e di fatto è stato) molto nobile, l’incontro a mio parere era paragonabile a un’iniezione di Valeriana condita con frasi fatte. Peccato.
Alla fine, per fortuna, una crepes con Nutella e gelato presso il Bistrot Ateneo ha risollevato le sorti della serata.
[…] un post di qualche mese fa avevo descritto un incontro tenutosi al Collegio Ghislieri su come la Procter […]