Tutti lo sospettavano, persino i più ottimisti. Alla fine è successo: questo governo è caduto. Un po’ mi spiace, mi ci ero affezionato, mi ci ero più che altro “abituato”. Prima c’era Silvio, ora c’è Romano.
E invece no, non deve accadere così. Il governo non deve essere una moda, un cagnolino da portare a spasso che esiste indipendentemente da me. Il “mio” governo deve rappresentarmi, in qualche modo, che io l’abbia votato o meno.
In questi giorni mi sono vergognato di essere italiano. E mi spiace, davvero. Mi sono anche messo a riascoltare uno per uno tutti i dischi di Fabrizio De André. Almeno lui era anarchico e a certe brutte cose come la politica non ci pensava. Forse aveva capito tutto. Scene come i parlamentari che stappano lo champagne perché la maggioranza perde in Senato mi danno da pensare, davvero. Non dico che debbano essere dispiaciuti, perché sarebbe troppo da paese civile, però festeggiare così palesemente quando tutti quanti prendono stipendi da record (maggioranza e opposizione) è una presa in giro per la gente che lavora davvero. Ed è la stessa gente che mantiene quell’esile filo di speranza perché un giorno la politica prenda una piega diversa.
Quest’anno mi sono reso conto per la prima volta di cosa vuol dire “pagare le tasse”: sapere di incassare 24.000 euro in un anno e doverne 10.000 allo Stato. Non solo. La vera beffa è sapere che la maggior parte di questi soldi servono per pagare quei politici che fanno un programma di governo di 281 pagine.
- La parola “indulto” compare solo in un contesto.
Obiettivo primario della prossima legislatura è l’approvazione di un nuovo codice penale. A questo deve associarsi un provvedimento di clemenza e la contestuale modifica della norma costituzionale (art.79 Cost.) relativa al quorum necessario per la concessione di amnistia ed indulto.
Ovvero, in soldoni, modifichiamo la legge che stabilisce il quorum necessario per approvarla. Basta. Non c’era scritto (né se ne sentiva il bisogno) di far uscire così tanta gente dal carcere. Questo governo verrà ricordato per questa legge (cui si sono opposti Lega Nord e L’Italia dei Valori, occorre sottolinearlo), ma forse se lo merita. - Vogliamo che la comunicazione e l’informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile a tutti.
Il governo stava per approvare una legge contro la pubblicazione delle intercettazioni, punendo il giornale che le pubblica, piuttosto che colui che, intercettato, ha commesso il reato. Se non fosse che qualunque prossimo governo la riproporrà, direi: “meno male che è caduto!”. La giornalista Anna Piras, invitata alla conferenza “Stampa Libera” organizzata da Inchiostro, ha dovuto negare la sua presenza perché la Rai non ha permesso che lei trattasse l’argomento. E Rete4, lo ricordiamo, è ancora lì. - Ribadiremo la natura aperta di Internet, garantendo la libertà di accesso e di espressione, evitando forme indiscriminate di controllo.
Anche su questo mi sento di citare una proposta di imporre ai blog l’iscrizione al registro ROC. - A pagina 22 inizia una sezione chiamata Ridurre i costi della politica. Per assicurarsi di raggiungere questo obiettivo, il governo ha addirittura istituito un Ministro per l’Attuazione del Programma. Un ministero in più per contenere i costi della politica. Non male, davvero.
- Pagina 50.
Una magistratura indipendente, garanzia per tutti i cittadini.
Effettivamente nel caso De Magistris mi sembra che politica e giustizia fossero proprio indipendenti. Sì, se non ricordo male, è andata proprio così.
In ogni caso sotto questo governo si sono trovate (per pura combinazione?) le peggiori emergenze degli ultimi anni:
- Il più grande sciopero degli autotrasportatori, che ha letteralmente paralizzato il paese per svariati giorni.
- Un’intera regione sommersa dai rifiuti.
Se questo non bastasse, c’è il rischio concreto che nei prossimi anni il governo ritorni nelle mani di Berlusconi. E, ciliegina sulla torta, ci sarà anche Mastella.
A questo punto, mi duole dover constatare che l’unica alternativa sia davvero quel Beppe Grillo – comico – che ha dato il via a una informazione alternativa, più vera di quella che ogni giorno ci propinano i giornali e che senza l’appoggio di alcun organo di informazione ha portato più di trecentomila persone in piazza (ed erano davvero così tante, perché le firme non mentono).