Beat it

Non sono qui per annunciare una notizia che ha fatto il giro del mondo, ma per sottolineare la morte di un genio. Pazzo, certo. Ma un genio.

Michael Jackson, morto a causa di un infarto alla giovane età di 50 anni, in pochissimi anni ha fatto tutto quello che un musicista non riuscirebbe a fare in una o più vite.

Era compositore, cantante, arrangiatore, ballerino e – nessuno può negarlo – uomo di spettacolo sempre capace di attrarre l’attenzione su di lui. Ha inventato un genere musicale nuovo; ha portato alla celebrità passi di danza come il moonwalk; l’album Thriller è il più venduto della storia della musica mondiale, con 110 milioni di copie (e chissà di quanto salirà questa cifra dopo la sua morte). Anche da un punto di vista sociale ha sollevato giudizi sempre discordanti sull’opinione pubblica per le operazioni chirurgiche effettuate per diventare bianco di pelle.

Inoltre, non dimentichiamolo, è coautore con Lionel Richie del famosissimo brano “We are the world”, scritto per il continente africano, che ha permesso di devolvere in beneficienza milioni di dollari (altro che concerto per l’Abruzzo andato deserto a Milano qualche settimana fa).

Qualcuno penserà che Michael ora abbia raggiunto la celebre isola (forse ispirazione per gli autori di “Lost”) in cui dimorano da decine di anni Elvis Presley e Marilyn Monroe. Forse è anche vero, perché certa gente non muore mai.

Spero solo che il coroner, nell’annunciare il decesso, abbia scritto “bianco” sul referto alla voce “colore della pelle”. Lui avrebbe apprezzato.

Annunci

Stazione di Pavia, nuovi pannelli e nuovo sistema di annunci in rodaggio. Sono le 17.36.

In arrivo al binario 2 treno per Piacenza delle ore 17.42 in ritardo di 20 minuti. Ci scusiamo per il disagio.

Arriva il treno.

Il treno delle 17.42 per Piacenza oggi non è stato effettuato. Ci scusiamo per il disagio.

Sono le 16.42.

Il treno delle 16.42 per Piacenza è in partenza dal binario 2.

Meno male.

Per essere sicuri

Nella consueta presentazione primaverile dei nuovi prodotti Apple sono spiccate due grosse novità: da una parte la seconda versione del melafonino iPhone, dall’altra un cospicuo aggiornamento del software su cui si basano tutti i gingilli dell’azienda fondata da Jobs (e da Steve Wozniak, ogni tanto vale la pena ricordarlo), ovvero Mac Os X. L’ultima versione rilasciata circa un anno fa, Leopard, sta per compiere un anno e mezzo; così, come da buone abitudini, sta per essere rilasciata la nuova versione: Snow Leopard.

La caratteristica più importante di questa release è il fatto di non avere nulla di nuovo. Dopo le ultime critiche in fatto di sicurezza (nell’annuale gioco in cui vince chi buca per primo un PC ha infatti “vinto” Leopard), la Mela ha rallentato la sua corsa verso un sistema futuristico per concedersi a migliorie in termini di sicurezza e prestazioni, ambiti accantonati un po’ con Leopard.

Mentre prima Apple veniva letteralmente “lasciata in pace” da hacker o semplici utenti malintenzionati, da quando Mac Os X ha raggiunto share del 5-6% l’interesse verso questo sistema operativo è di sicuro salito, rendendolo facile preda di virus e, più in generale, malware informatici.

Speriamo che davvero i tecnici della Mela stiano lavorando sodo perché, per una buona crescita, ce ne sarà bisogno.

Addio alla libertà

Dopo il post di addio al noto locale “Thunder Road” di Codevilla che oggi chiude i battenti, un altro pezzo di storia se ne sta andando. Si tratta della libertà dell’individuo, che ormai è minacciata da più fronti dall’attuale governo.

La legge sulle intercettazioni (1)

Troviamo in primis la nuova legge-bavaglio, appena approvata dalla Camera dei Deputati. Si tratta di una norma che impedisce l’utilizzo delle intercettazioni nei processi, tranne per motivi di mafia o terrorismo. In pratica se io dico a un mio amico che ho fatto una rapina in banca e vengo intercettato, la mia telefonata non può essere utilizzata in sede legale come prova a mio carico.

Se questo già non fosse sufficiente per urlare al golpe, dobbiamo tuttavia dare le giuste colpe. Leggendo la trascrizione della seduta, si legge infatti: “Avverto che il presidente del gruppo del Partito Democratico ha richiesto, ai sensi dell’articolo 51, comma 2, del Regolamento, che la votazione finale abbia luogo a scrutinio segreto.”

Perché? Semplice: alcuni Deputati del PD hanno votato con la maggioranza! Altro che golpe, qui siamo all’inciucio vero e proprio.

La legge sulle intercettazioni (2)

Come se non bastasse, all’interno della norma appena approvata alla Camera c’è un piccolo, invisibile comma che limita la libertà del web. Nella fattispecie, riassumendo, il detentore del sito internet diventa automaticamente responsabile dei contenuti pubblicati. Se questo apparentemente sembra sensato, non lo diventa nel momento in cui le persone possono commentare sui blog e scrivere sui forum. I commenti a questo articolo, secondo la legge in approvazione, diventerebbero di fatto farina del mio sacco e dovrei rispondere personalmente di ciò che in essi viene scritto.

I blog come questo, con poche visite al giorno, potranno anche sopravvivere, ma siti web più importanti come il blog di Beppe grillo o quello di Marco Travaglio subirebbero un pesante colpo.

Le ronde

La ciliegina sulla torta, per chi ancora pensasse che siamo in un paese libero, arriva con le ronde. Di fatto la norma già in funzione e voluta dalla Lega Nord ufficializza gruppi di comuni cittadini facendoli diventare veri e propri tutori dell’ordine, con un dubbio controllo sull’effettivo svolgimento del compito. Se all’inizio la cosa sarà magari gestita in modo rigoroso, chi mi dice che un domani non vengano a prendermi a casa perché voto dalla parte sbagliata? O chi mi dice che l’extracomunitario di turno non venga malmenato perché “sospettato” di aver commesso un crimine?

Addio al Thunder Road

Se è vero che tutto ha un inizio e tutto ha una fine (la regola vale anche per l’Universo e mette d’accordo creazionisti ed evoluzionisti), è anche vero che spesso la fine avviene troppo presto.

Così se ne va un’istituzione come il Thunder Road, locale di Codevilla (vicino Pavia) sul cui piccolo/grande palco si sono succeduti gruppi e cantanti solisti di grande successo. La causa è la stessa che ha portato alla chiusura del cinema multisala del centro di Pavia: il padrone dei muri ha sfrattato gli affittuari per aggiungere cemento e quadruplicare la rendita dell’edificio.

Così dopo 16 anni di feste, concerti e incontri domani il Thunder chiude “a testa alta”, organizzando una grandiosa festa a partire dalle 16.00 per andare a oltranza, finché se ne ha voglia.

Nonostante le critiche da me mosse in occasione del concerto dei Marlene Kuntz, spiace vedere uno spazio di aggregazione spegnersi non perché non abbia funzionato, ma perché le logiche di mercato prevedono che un negozio di scarpe sia preferibile a un locale che organizza concerti. Se questa è la crisi, quella vera, allora vuol dire che non ha nemmeno quell’effetto positivo di ridurre la corsa all’acquisto di massa tipica del capitalismo degli ultimi anni. Si stava meglio quando si stava meglio.

L’addio al Thunder redatto dal titolare del locale

Da un eccesso all’altro

Microsoft alla fine si è “calata le braghe”. Nella nuova versione di Windows (la settima) in uscita alla fine dell’anno, la multinazionale di Redmond non introdurrà di default già installato il browser Internet Explorer. Dopo aver sostenuto per anni che Windows ed Explorer erano inscindibili (ma dopo aver prodotto un Service Pack 2 di Windows Xp che permetteva di nascondere quest’ultimo), finalmente con la nuova release del sistema operativo la questione andrà a posto e il browser diventerà effettivamente disinstallabile al 100%. Non solo, ma nell’installazione di Windows non ci sarà del tutto.

Sembra tutto a posto e tranquillo? Niente di più sbagliato. L’Unione Europea, infatti, ha rincarato la dose: fornire un PC senza un browser non è la soluzione. I singoli venditori o produttori, senza troppi problemi, installerano a mano il noto navigatore: distribuire computer senza questo software non sarebbe allettante per gli utenti. Si tratterebbe quindi semplicemente di uno specchietto per le allodole che Microsoft metterebbe in piedi spacciandolo per il compromesso del secolo.

L’utente deve poter scegliere“, secondo la Commissione Europea.

Cosa intende? Mettere un menu a discesa alla prima accensione? E poi, “scegliere” tra cosa? Come si può selezionare l’elenco dei browser “aventi diritto” a questa scelta iniziale?

Mentre aspettiamo Windows 7, vedremo come Microsoft riuscirà ad accontentare l’Europa.

Colpo di scena

Per la prima volta nella storia della giurisprudenza mondiale (almeno per quanto io ricordi), internet è stato considerato diritto fondamentale di ogni cittadino. Il Consiglio Costituzionale francese ha infatti reputato contrario alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (del 1789) la legge appena approvata dal governo che obbliga i provider a disattivare la connessione a internet per tutti quegli utenti che vengano “pizzicati” a scaricare musica e film da internet tramite il circuito peer to peer. La famosa norma, voluta dalle case discografiche, di fatto viene quindi svuotata della sua componente fondamentale, nonché deterrente per qualunque utente della rete. Al suo posto l’utente riceverà una “nota sul registro” che li sculaccia per aver scaricato materiale protetto da copyright da internet. Quanto poi questa letterina possa spaventare gli utenti è tutta da vedere.

Dopo lo straordinario risultato del Partito Pirata in Svezia, che è riuscito a prendere un parlamentare europeo, ecco una seconda pesantissima stangata per le case discografiche e cinematografiche.

Vale la pena accostare la situazione della Francia con quella dell’Italia, almeno in due punti.

  1. Il Consiglio Costituzionale francese opera in modo analogo alla Corte Costituzionale italiana. Tuttavia tra le due esiste una enorme differenza: quella francese agisce prima che la legge venga approvata. Se quella italiana funzionasse nello stesso modo, probabilmente ora l’Italia non avrebbe il lodo Alfano e, soprattutto, Berlusconi sarebbe processato per il caso Mills.
  2. È curioso come nello stesso giorno in cui in Italia viene approvata (con tanto di fiducia) una legge che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, in Francia una legge molto meno dittatoriale viene stroncata sul nascere perché di intralcio alla libertà di informazione di ogni individuo. D’altronde, sempre in questi giorni, Sarkozy ha incontrato Obama, mentre Berlusconi è pappa e ciccia con Gheddafi.

Il ritorno della censura

Pubblico di seguito un dispaccio dell’Agenzia Giornalistica Italiana, riguardo al messaggio di posta elettronica che sta girando in questi giorni sottoforma di passaparola.

Chissà perché certe cose i giornali nazionali non le dicono mai…

(AGI) – Trento, 10 giu. – Un noto religioso, padre Giorgio Butterini (del convento dei cappuccini di Trento) ha diffuso una mail nella quale critica il governo Berlusconi poiche’ – scrive testualmente – “si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese e’ ormai l’unica fonte informativa non censurata”.
Il frate ha titolato la sua innovativa forma di comunicazione elettronica “Perche’ lo Spirito vi tenga svegli”, e nel testo ricorda – tra l’altro – che “l’attacco finale alla democrazia e’ iniziato. Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla l iberta’ della rete internet per metterla sotto controllo”. Padre Butterini – sentito dall’Agi – ha confermato il contenuto della e-mail, laddove scrive che, “secondo il pacchetto sicurezza approvato in Senato se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo”. Il religioso aggiunge che “il ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorita’ giudiziaria, puo’ disporre con proprio decreto l’interruzione della attivita’ del blogger, ordinando ai fornitori di connettivita’ alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attivita’ di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali”.
L’interrogativo che padre Butterini pone e’ quindi questo: “Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la casta con questa legge?. Il cappuccino di Trento conclude cosi:'”Obama ha vinto le elezioni grazie ad Internet. Chi non puo’ farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania. Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. Fate girare questa notizia il piu’ possibile. E’ ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E’ in gioco davvero la democrazia!!!”.

Il voto disgiunto

Oggi è stato il giorno del voto.

Entrato nel seggio, mi sono reso conto che non mi ero informato sul voto disgiunto. Sapevo da tempo che si poteva votare un candidato sindaco e dare la preferenza per un candidato consigliere di un’altra lista, ma di fatto non avevo idea di come si facesse. Dove si deve mettere la croce? Devo metterne due? Posso metterne due?

Per questa volta, onde evitare di sbagliare e di rendere nullo il mio voto, mi sono astenuto dalla preferenza. Sperando di evitare che accada a qualcun altro, scriverò ora ciò che ho appena imparato su questa scelta di voto.

Il voto disgiunto, innanzi tutto, è una pratica utilizzata solo per le elezioni amministrative. Il motivo è semplice: in ambito locale è facile che ogni elettore conosca persone nelle quali ripone fiducia, pur appartenendo queste a liste politiche diverse. Per votare in questo modo si deve barrare il nome del candidato sindaco e semplicemente scrivere il nome del consigliere a fianco della lista cui il consigliere appartiene. Il fatto di barrare o meno anche il simbolo di lista del consigliere è del tutto facoltativo.

Ammetto che la regola è piuttosto semplice, in piena filosofia “cercare di comprendere le volontà dell’elettore senza però che quest’ultimo possa lasciar traccia del suo passaggio”, ma ugualmente non ho voluto rischiare. Sarà per la prossima volta.

Il voto alle porte

A ogni tornata elettorale mi sembra di essere l’unico fuori dal mondo: vado in giro, guardo i manifesti, seguo i dibattiti, mi informo. Sapendo, ahimé, che gran parte delle persone sa già a priori a chi consegnare il comune, l’Italia o, in questo caso, l’Europa.

In particolare per le votazioni del Comune di Pavia, sono stato molto combattuto perché attaccato da tre fronti:

  • Il voto utile, ovvero Albergati.
    Che le elezioni finiscano con un testa a testa tra i soliti due maggiori partiti non è una grande novità. Proprio per questo è nato il concetto di voto utile per cui il cittadino “sceglie” il meno peggio dei due, votando per fare sì che non vinca il peggiore. Ormai l’idea di un Obama-like, ovvero che il meno peggio sia anche il meglio, è in Italia una lontanissima utopia.
  • Il voto di protesta, ovvero Campari.
    Per un po’ volevo votare la candidata dei grillini Irene Campari. Si tratta del classico voto di protesta, quello che uno dà perché stufo della politica così come viene vissuta nel nostro paese. Tuttavia mi è stato sufficiente sentirla parlare per decidere che protesta sì, ma a tutto c’è un limite. Un esempio su tutti: durante lo spettacolo di Grillo a supporto di Irene Campari, persino il comico genovese è dovuto intervenire per fermare la logorrea comunista (e un po’ qualunquista) della sua candidata.
  • Il voto per il meglio, ovvero Paolo Ferloni.
    Non sempre c’è solo il peggio. Quest’anno a Pavia si è candidato un professore universitario di chimica che sembra avere le idee giuste e una squadra a supporto veramente interessante. Tuttavia si tratta di una lista civica che poche speranze ha di conquistare il governo della città.

Alla fine, stufo delle solite parole, ho optato per il terzo candidato, Paolo Ferloni: fuori dalle logiche di partito, stimato professore (ma non troppo, come lo scandaloso caso del Prof. Bignami), buone idee.

Per quanto riguarda le Europee non ho mai avuto dubbi: Italia dei Valori, preferenze a De Magistris, Alfano, Vulpio.

Ora smetto, domani c’è la giornata di silenzio elettorale per far riflettere i cittadini. I quali, spero, decidano con la loro testa e non con quella dei partiti.