Fumare… conviene?

Nell’ambito della mia partecipazione al Master in Comunicazione della Scienza a Trieste, un video realizzato da me e da Eleonora Viganò è stato selezionato per la giornata internazionale contro il fumo, il No Tobacco Day, che si svolgerà lunedì 31 maggio dalle ore 10 alle ore 13 a Milano, presso l’Aula Magna dell’Istituto per i Tumori, in Via Venezian 1. Clicca qui per vedere dove si trova e qui per visualizzare il programma dell’evento.

Parteciperanno alla manifestazione anche le Iene di Italia 1.

Me on air

Domenica scorsa, nella sede dell’emittente triestina Radio Fragola, ho registrato insieme agli altri studenti del Master in Comunicazione della Scienza un programma radiofonico dedicato al ritorno al nucleare.

La trasmissione andrà in onda sabato 29 maggio alle 16.30 e conterrà interviste a Margherita Hack, Giovanni Bachelet, un rappresentante di Legambiente e molte altre personalità. Nel finale, un divertentissimo sketch ideato da Roberto Inchingolo e Flavio Perna.

Per chi non fosse triestino, la radio trasmette in streaming live su questo sito.

Update. È disponibile da ascoltare in podcast tramite questo link.

E il maestro tornò a superare l’allievo

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Di solito è il contrario: quello che fa notizia è l’allievo che supera il maestro.

Tuttavia la recentissima notizia che coinvolge Apple e Microsoft è decisamente di altro tipo. L’azienda della mela, infatti, avrebbe superato l’eterna rivale come azienda tecnologica più importante del mondo. Complice un marchio dal successo crescente e un CEO geniale quanto irritabile, la ripresa di Apple ha raggiunto finalmente il coronamento cercato.

Il titolo di questo post, però, non si può spiegare con una mera analisi economica, ma con una digressione sulle loro storie che per più volte si sono incontrate. Anzi, scontrate. Il film “I pirati di Silicon Valley” spiega molto bene questa vicenda.

Nata nel 1976 dalle menti geniali di Steve Jobs e Steve Wozniak, Apple ha avuto un momento di incredibile fortuna durante gli anni Ottanta, grazie all’introduzione nei personal computer di monitor, mouse e interfaccia grafica. Benché questi aspetti ormai siano la normalità dei sistemi cui siamo abituati, per l’epoca fu una vera rivoluzione.

Apple ebbe poi un momento di profonda crisi a causa di due avvenimenti: l’incredibile crescita di Microsoft (fondata da Bill Gates e Paul Allen nel 1975) grazie anche alla sostanziale copia del sistema Mac e all’abbattimento dei prezzi dell’hardware IBM, e il licenziamento di Steve Jobs dall’azienda da lui fondata.

Alla fine degli anni Novanta la situazione raggiunse momenti drammatici: Apple, sull’orlo del fallimento, viene salvata da Microsoft, che inietta una grande quantità di denaro nella Mela in cambio di alcuni accordi commerciali che di fatto avrebbero rafforzato il già presente monopolio di Microsoft. Questo video vale più di mille parole.

Dopo la riassunzione di Steve Jobs, alla fine degli anni Novanta, il destino torna a volgere a favore di Apple. Con l’introduzione di Max OS X, dell’iPod e dell’iPhone, l’azienda di Cupertino riconquista le fette di mercato perdute. Anzi, in alcuni settori sbaraglia la concorrenza, come nel caso della vendita di musica online (iTunes), dei lettori portatili di musica (iPod) e in questi ultimi tempi della telefonia cellulare (iPhone).

Dopo che l’allievo (Microsoft) era riuscito a superare, anzi affossare, il maestro (Apple), gli equilibri ora sono tornati quelli di un tempo, del periodo dei veri hacker e della nascita dell’informatica.

I poteri si spostano, e così si sposta la percezione del cattivo di turno. Il quale, ora, ha la forma di una mela morsicata.

Il dio della matematica se ne va

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Oggi è morto Martin Gardner. Per alcuni è un illustre sconosciuto, ma per tutti quelli che anche solo per un momento hanno amato la matematica questa è una perdita incolmabile.

Nato nel 1914, Gardner è stato il più grande divulgatore matematico della storia. Ci ha regalato più di 90 pubblicazioni (alcune delle quali introvabili in Italia) che coprono praticamente qualunque branca della matematica “per appassionati”, e non solo per gli addetti ai lavori chiusi nella torre d’avorio.

Mi mancherà.

Ritorno al web 1.0

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La storia di internet può essere vista come un microcosmo in cui si succedono una dopo l’altra le varie “ere” che la compongono. C’è stato un momento in cui nessuno sapeva ancora bene di che cosa si stava parlando, poi è arrivata la new economy e il mondo ha scoperto un nuovo modo per comunicare e, soprattutto, per fare soldi.
La storia prosegue, arrivando a quel periodo che dagli “storici” della materia è stato soprannominato web 2.0. In questo momento l’utente è al centro di internet: non più uno spettatore passivo cui far consultare documenti e immagini, ma il vero protagonista della rete, tanto da decretare l’incredibile successo di strumenti come i blog o come YouTube, in cui di fatto è il visitatore che in primis costruisce a poco a poco le pagine del sito.
Il web 2.0 è tuttavia a sua volta suddivisibile in due grossi periodi: lo “scetticismo” e il “personalismo”. All’inizio l’utente non si è fidato immediatamente delle potenzialità di internet, e ha preferito affidare i suoi interventi e la sua personalità della rete a uno pseudonimo. Nei primi programmi di chat a cavallo del millennio, di cui ad esempio mIRC e ICQ sono esempi celebri, si trovava chicca83, cereal killer, puffetta. Raramente il nickname coincideva con il nome o con il cognome di chi realmente stava dietro alla tastiera del computer.
Superata la fase di “scetticismo”, abbiamo finalmente dato fiducia a internet e ci siamo esposti di più. Arrivano quindi i fenomeni come Facebook, i social network, in cui non si sente più l’esigenza di rifarsi una seconda vita, ma semplicemente apprezziamo quella vera, la nostra, e vogliamo che tutti ne vengano a conoscenza. Questo “personalismo” ha dato vita così a innumerevoli problemi in fatto di privacy, furto d’identità e diffusione di informazioni molto pericolose a disposizione di tutti. Un esempio su tutti è il sito 123people, nato pochi anni fa, che aggrega tutte le informazioni possibili su una determinata persona e le fornisce all’utente in maniera ordinata e facilmente utilizzabile. Basta inserire nome e cognome per ottenere in pochi secondi indirizzo, telefono, e-mail, fotografia: sono tutte informazioni che abbiamo inserito noi, tramite social network, forum e strumenti del web 2.0 di seconda generazione.
Ora la tendenza si sta invertendo. Ne è prova lampante Google, che nella sua funzione di auto completamento delle ricerche fornisce “cancellare account facebook” tra i primi suggerimenti una volta inserita la parola “cancellare”. Possibile che così tanta gente si stia allontanando da questo fenomeno planetario che ha cambiato per sempre il modo di vedere internet?
Se c’è una cosa che la storia della tecnologia ci insegna da sempre, è che ogni previsione è inutile e fuorviante. L’unico modo per capire quale sia davvero la tendenza della popolazione della rete, è attendere i risultati: scopriremo così se ci sarà un ritorno alla campagna da parte dei netizen troppo spaventati dalla città.

Viaggio in Italia

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Mi sto preparando alle vacanze estive, come ogni anno.

Questa volta, però, sarà diverso. Ho (quasi) deciso, insieme ad alcuni amici, di compiere un’impresa che ha dell’impossibile: da Ventimiglia a Trieste senza mai staccare lo sguardo dal mare. Come? Con un camper, alcuni amici, internet e tanta voglia di fare 3.200 km.

L’itinerario, in linea di massima, sarà questo. Auguratemi buon viaggio!

Internet Explorer, pollice verso

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Per anni Internet Explorer ha fatto la parte del padrone nella navigazione web, relegando i pochi avversari a percentuali di una sola cifra. Tuttavia nell’ultimo periodo la situazione sta cambiando, in parte perché il browser di casa Microsoft, adagiato sugli allori del pressoché totale monopolio, non si è mai evoluto e non ha mai voluto seguire gli standard del settore, in parte perché gli avversari, più agguerriti che mai, si sono adoperati per costruire strumenti sempre più evoluti.
Ora, tuttavia, dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa, BigM sta lentamente facendo marcia indietro, adottando una politica per la prossima versione del browser (Internet Explorer 9) che abbraccia il nuovo standard HTML5 e in generale si allinea con i competitor. Se all’inizio la dichiarazione è sembrata inusuale e sospetta, ora la vicenda si fa sempre più chiara: Internet Explorer sta perdendo velocemente market share nei confronti dei competitor, in particolare  di Chrome. Quest’ultimo, creato e realizzato da Google, è infatti riuscito a farsi strada velocemente grazie alla massiccia campagna pubblicitaria e, fattore non di secondo piano, grazie anche alla sua prestanza in velocità e sicurezza, difficilmente paragonabile con quella di Internet Explorer.
I dati, portati alla luce da NetApplication, parlano chiaro: alla fine di Aprile 2010, Google Chrome viene usato dal 6,73%, mentre Internet Explorer scende sotto al 60% per la prima volta dalla fine degli anni Novanta. Un’eternità, per il mondo del web.

Google si fa sempre più internazionale

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Ogni popolazione ha la sua lingua, e la scrive come preferisce. Per questo motivo nel mondo esistono decine di idiomi differenti, parlati magari da milioni di persone, che utilizzano altrettanti alfabeti per la loro comunicazione scritta. Esempi illustri sono il cinese, l’arabo e il russo, solo per citarne alcuni.
Fino a ieri, tutti coloro che si trovavano a dover fare ricerche in quella lingua erano costretti a un copia-incolla da altri siti per poter scrivere la tal parola il quel modo. Come sottolinea il blog di Google, la frustrazione di questi utenti può essere paragonabile a quella di un utente italiano quando alcuni tasti della tastiera non funzionano più. Come digitare “viaggio in Cina” se non ho a disposizione la lettera “A”?
Oggi Google mette fine a tutti questi problemi, grazie a una nuova icona, presente in fondo al campo di ricerca. Questa fa comparire a video una tastiera della lingua richiesta, dove è possibile “cliccare” e selezionare le varie lettere, magari non presenti sulla tastiera fisica che si sta utilizzando. Lo strumento è attivabile anche per l’utente italiano o inglese, che normalmente utilizza la tastiera a caratteri romani, qualora si trovasse in un internet point di Mosca, dove le tastiere mostrano solamente caratteri cirillici.
Con questa ultima novità, Google accorcia le distanze e fa sentire sempre a casa i suoi utenti disseminati in ogni angolo del globo.

Verso iTunes web?

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A dicembre Apple ha acquistato Lala, un negozio online di musica. Ora, qualunque imprenditore con un pizzico di cervello non spende 80 milioni di dollari (tale è stato il valore dell’acquisizione) per poi uccidere il progetto pochi mesi dopo. Eppure è andata esattamente così: lo scorso 30 aprile Apple ha annunciato che Lala chiuderà il 31 maggio 2010. Il credito residuo degli utenti verrà automaticamente convertito in equivalente credito iTunes.

Qui gatta ci cova. Che Apple stia mettendo online una versione web di iTunes e cerchi di sbarazzarsi dei concorrenti?