Come al solito la brillante stampa generalista arriva a dare le notizie con precisione temporale millimetrica. Secondo un articolo di Repubblica, gli italiani scaricano illegalmente da internet tantissimo materiale. Meno male che c’è Repubblica.
La notizia che in Italia si scarica tantissimo è ormai cosa vecchia. Siamo il popolo che si contende, con Spagna e Cina, il primato della pirateria mondiale. D’altra parte il nostro Presidente del Consiglio che cerca di sfuggire alla legge non è altro che una buona approssimazione della popolazione che rappresenta. Certo, i reati sono di tipo diverso, ma anche l’importanza del personaggio lo è.
Secondo l’articolo, un internauta su quattro scarica regolarmente materiale illegale, con prevalenza di persone di sesso maschile tra i 15 e i 34 anni. Anche questa informazione è un classico “cigno nero”: alla nascita di Napster nel 1999 chi scaricava erano i giovani più avvezzi alla rete, diciamo persone tra i 15 e i 25 anni. Quanti anni hanno, ora, i venticinquenni di allora? Dodici in più, ovvero 37. E non è che uno smette quando cresce, no?
Quindi il fenomeno può solo aumentare col tempo, per il semplice fatto che le nuove generazioni squattrinate non perdono l’occasione per imparare, e le vecchie generazioni abituate ad avere tutto gratis non inizieranno certo a pagare perché sono cresciute e diventate moralmente sensibili a questo tema.
Il futuro della musica online non è la guerra contro il piccolo che scarica, ma una ricerca da parte delle case discografiche di trovare un nuovo modo per monetizzare i loro investimenti.