Questa sera la televisione italiana ha messo alla prova sé stessa. Si è guardata indietro, e ha riscoperto che nei difetti del passato si trovano le idee per andare avanti. Mi sto riferendo, ovviamente, al nuovo programma di Michele Santoro, Servizio Pubblico, in onda questa sera si vari media.
Nel 1984 tre preture (Torino, Pescara e Roma) intimano le neonate reti Mediaset di sospendere le trasmissioni, perché utilizzavano un network di ripetitori tali per cui riuscivano a coprire tutto il territorio nazionale. All’epoca, solamente la TV pubblica aveva questo privilegio. Nel 1990, inoltre, per venire incontro alle direttive europee (ma soprattutto per agevolare la crescita inarrestabile dell’attuale Mediaset), il governo ha approvato la famosa Legge Mammì, che di fatto permetteva alle televisioni private di trasmettere in diretta, altra prerogativa riservata alla RAI.
Dopo quasi 30 anni dagli inizi della televisione privata in Italia, il sistema si è ribaltato e chi vuole andare in televisione e parlare di argomenti “scottanti” deve appoggiarsi, appunto, a network di televisioni private. Oggi c’è anche internet che dà una mano, ma il succo non cambia.