Ieri sera sono stato a un concerto dei Negrita. Non è stato un appuntamento previsto, ma comunque si è rivelato piacevole.
Prima del gruppo “di punta” ha suonato, come accade spesso, un gruppo spalla che da una parte allieta il pubblico in attesa da ore per vedere i loro beniamini e dall’altra parte utilizza questo momento per mettersi alla prova con un palcoscenico. Il cantante di questo gruppo, alla fine, ha detto di sentirsi molto emozionato, anzi letteralmente di “farsela sotto dalla paura”, per aver introdotto un gruppo importante come i Negrita.
In questo momento ho quindi immaginato la scena del povero cantante che si trova tutt’un tratto davanti a quello che, probabilmente, è il tanto agognato punto di arrivo.
Poi subito dopo mi sono immaginato io che, per caso, incontro il leader dei Negrita per strada. Non conoscendoli per nulla, avrei sicuramente proseguito per la mia strada. Diverso invece ad esempio un possibile incontro con un cantante a me caro (penso a Max Gazzé o a Samuele Bersani, per citarne di non troppo famosi): mentre io probabilmente rischierei di trovarmi impacciato o imbarazzato, altri semplicemente li ignorerebbero.
Per risolvere questo problema, ho ideato un trucco mentale utile a far scendere dal piedistallo i personaggi che noi consideriamo idoli: immaginarli seduti sul gabinetto intenti a fare quello che tutti noi, quotidianamente, nolenti o nolenti facciamo.
Ecco risolto il problema. Avete un timore reverenziale per il Papa? Immaginatelo a spingere, seduto sul cesso, mentre magari si allieta leggendo l’Avvenire. Oppure il leader stesso dei negrita, tutto spavaldo sul palco mentre incita il pubblico, ma con un’espressione decisamente diversa nel momento in cui lo coglie la cosiddetta “diarrea a spruzzo”.
Ora mi fanno un po’ meno paura. A voi no?