Mi sento un modello. Sì, uno di quei bellocci che si vedono in televisione e per i quali tutte le ragazzine sbavano. Ok, è vero, per me non sbava nessuno, ma solo perché sono capitato nel secolo sbagliato. O forse semplicemente sul pianeta sbagliato. Ma andiamo con ordine.
Oggi mi è arrivata una lettera dell’associazione Mensa Italia con la quale mi si dice che sono intelligente. In particolare, sempre secondo gli psicologi dell’associazione, io apparterrei a quel 2% di popolazione mondiale che ha un QI (quoziente d’intelligenza) maggiore di 130. In realtà questo dato era già in mio possesso, visto che alcuni psicologi del Gaslini avevano stimato il mio QI a 165 quando avevo solo quattro anni. Questa notizia me ne ha dato una conferma più o meno ragionevole.
Perché, però, la storia del modello nel primo capoverso di questo articolo? Perché l’apporto personale a questo tipo di risultati è zero. L’intelligenza, così come la bellezza, è una qualità innata. Il fatto stesso che è stato possibile calcolarla a 4 anni ne è la prova.
Ora, quindi, incassata questa ottima notizia, mi resta quello che io considero il grosso del lavoro: rimboccarmi le maniche e cercare di non buttare nel cesso ciò che – non per merito mio – mi è permesso di possedere.
Ciao Ale,
mi ha fatto molto piacere visitare, su indicazione di Fiorella, il tuo blog.
A proposito di questo post, concordo con te, come d’altronde è ovvio, che l’intelligenza sia una dote che ci è data. Il tuo merito, però, è averla coltivata.