Treno 693, 2 giugno, rientro nel profondo nord.Film “Tutta la vita davanti”, regia di Paolo Virzì.Due facce della stessa medaglia.Oggi per il mio consueto viaggio in treno ho guardato un film per ammazzare il tempo. “Tutta la vita davanti”, questo il titolo della pellicola, tratta senza mezzi termini il problema del precariato e dei lavori part-time prendendo come esempio clou il classico call-center. Mentre la mia immaginazione vagava incredula nella trama del film (da vedere!), la popolazione del treno lamentava la mancanza di una carrozza. Proprio così: il vagone numero 3 evidentemente a casa per malatta non ha risposto all’appello, lasciando senza posto a sedere, regolarmente prenotato e pagato, un centinaio di persone.In questo viaggio alienante, però, rimane una nota di colore: il capotreno che risponde, ai viaggiatori giustamente incazzati, “trovate un posto vuoto e occupatelo senza lasciarlo”. E chi se ne frega se nel frattempo arriva il legittimo proprietario.Le persone, forse per fortuna ma forse no, ormai la prendono sul ridere: è la normalità. Normalità che può essere pericolosa; la stessa normalità che ormai ci permette di sopportare un premier di over 70 che va con le ragazzine (il punto burocratico dei 18 anni è irrilevante), che invita gli amici a casa sua utilizzando i mezzi di stato, che insulta la stampa perché sovversiva, che viene accusato di corruzione ma non può essere processato grazie a una legge che lui stesso ha promulgato.Intanto noi possiamo solo aspettare, nella speranza che, come nelle migliori rappresentazioni teatrali, arrivi un deus ex machina che sistemi le cose.