Non ti scordar di me

stephen elop steve ballmer

Qualcuno si ricorda Windows CE? Sì, quello che poi è diventato Windows Mobile, ma nessuno se n’è accorto perché nel frattempo sono arrivati Symbian prima e Android, RIM e iOS dopo.

Windows Mobile, dicevamo, che forse non ha saputo seguire adeguatamente l’evolversi degli smartphone, ora tenta il salvataggio dell’ultimo minuto, con un accordo da un milione di dollari con Nokia, altra grande assente nella rosa dei grandi. Sì, perché anche la ex monopolista scandinava non se la passa poi tanto bene, ultimamente. Forse non ha capito che gli utenti mobile degli anni Dieci si dividono in due categorie: quelli che vogliono il cellulare per telefonare e mandare SMS e quelli cui il termine “cellulare” ormai sta molto stretto. I primi sono facilmente soddisfatti dal cellulare economico-purché-funzioni. I secondi, invece, vogliono fare con il cellulare tutto ciò che fanno abitualmente con il computer. E questi dispositivi, Nokia non li sa proprio fare.

Vedremo se con l’aiuto di Microsoft il mercato tornerà a girare di nuovo a favore della company finlandese.

IE6 va in pensione (forse)

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Che Internet Explorer fosse morto, Google lo aveva dichiarato già più di un anno fa, ai primi di febbraio 2010. Tuttavia un addio ufficiale da parte di Microsoft non era mai arrivato.

Oggi, invece, la notizia tanto agognata dai programmatori web (che avrebbero dovuto fare millemila class action a Microsoft per tutto il tempo che fa loro perdere a rendere compatibili i siti web con IE6) finalmente arriva dalla bocca ufficiale di Redmond.

Rest in peace, Internet Explorer 6.

Roma e Pavia não se fizeram num dia

Chi l’avrebbe mai detto: in un proverbio portoghese, a fianco della capitale d’Italia, proprio per fare la rima, si trova una piccola città di provincia. Pavia, appunto.

Il proverbio dice “Roma e Pavia não se fizeram num dia” significa “Roma e Pavia non sono state costruite in un giorno” e ha come protagonista la mia città di residenza. Non è stato quindi strano che durante il mio viaggio in Portogallo tutti avessero già sentito la mia città di provenienza. Il mondo è proprio piccolo.

L’inglese e tanta determinazione se vuoi sfondare in Europa

Pubblico qui di seguito una intervista realizzata per il blog scientifico Jekyll.

J-Palumbo

Prima il Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste, poi la Città della Scienza di Napoli, per approdare infine a Ecsite, il network europeo di musei e science center. Jennifer Palumbo, una vera comunicatrice scientifica, ci racconta la sua esperienza.

[audio:http://www.ziorufus.it/wp-content/uploads/2011/02/jennifer-definitivo_01.mp3|titles=jennifer-definitivo_01]

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Internet for peace

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Tutti i corvi sono neri. E come dice lo scienziato, questa affermazione è vera fino a prova contraria.

Il logico, invece, dice qualcosa in più: ogni volta che troviamo un oggetto non-nero che non è un corvo, si avvalora l’ipotesi che tutti i corvi sono neri. All’inizio ero un po’ perplesso, ma poi pensandoci, mi sono reso conto che la cosa funziona.

Insomma: A implica B equivale a dire che non-B implica non-A.

Se piove, allora prendo l’ombrello. Quindi se non prendo l’ombrello, significa che non piove. Giusto?

Ebbene, fino a un po’ di tempo fa ero molto scettico che internet fosse il giusto candidato al premio Nobel per la Pace. Siamo davvero sicuri che internet implichi pace?

Ebbene sì.

I recenti conflitti in Egitto e Libia ne sono la prova. Basta rovesciare l’affermazione (mantenendone il valore di verità): non pace implica non internet.

Logico, no?

Il 13 febbraio delle donne

Segnalo un interessante intervento a proposito della protesta delle donne di ieri 13 febbraio, riportato sul blog Il tetto di cristallo. Con interviste a Loretta Napoleoni, Lorella Zanardo, Rossella Panarese, Cristiana Pulcinelli, Silvia Bencivelli, Federica Sgorbissa, Anna Menini, Angela Mary Pazzi.

Se non ora, quando? Istruzioni per l’uso

Domenica 13 febbraio le città italiane manifestano in nome delle donne. Lanciato sulle pagine dei giornali, rimbalzato su internet, l’appello “Se non ora quando” ha raccolto l’adesione di esponenti della cultura e della politica, giornaliste, cittadine e cittadini comuni.
Ma quanti saranno a scendere in piazza? Chi sarà a farlo? E contro che cosa manifesterà ognuno di loro? Contro l’immagine di una donna pronta all’uso, che la cronaca restituisce in questi giorni? Contro una gestione inaccettabile della cosa pubblica? Contro le disparità di genere nelle posizioni professionali, nelle retribuzioni, nelle prospettive di carriera, nella rappresentanza politica? Gli italiani sono abbastanza arrabbiati perché la mobilitazione possa davvero ottenere qualche risultato?
L’abbiamo chiesto ad alcune donne, giornaliste, studiose e scienziate, osservatrici attente dell’Italia al femminile. Sotto, le loro voci.

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Violazione o Business?

bingoogle

In un paese ci sono due bar, Google e Bing, uno di fronte all’altro.

Il primo c’è da più tempo, i clienti si trovano bene e c’è sempre coda. Il secondo ha aperto da meno tempo, ma comunque da un periodo sufficientemente lungo da aspettarsi clientela. Tuttavia gli affari non vanno bene.

Il signor Bing, allora, decide di sbirciare dalla vetrina del concorrente. Scopre che ogni volta che un cliente ordina il caffè, Google regala un cioccolatino.

“Orpo, che figata”, pensa il signor Bing. E così si mette a regalare cioccolatini a chiunque prenda il caffè.

Gli affari vanno meglio, ma comunque restano inferiori alle aspettative. Le persone che chiedono il caffè sono più contente, ma i cornetti continuano a giacere abbandonati nella vetrinetta.

Ecco che il signor Bing torna a sbirciare la vetrina di Google, scoprendo che ogni volta che un cliente ordina un cornetto, quest’ultimo viene cosparso di zucchero a velo.

“Orpo, che figata”, pensa il signor Bing. E, seguendo le orme del concorrente, inizia a mettere lo zucchero a velo sui cornetti.

Quella che potrebbe sembrare una storiella di fantasia, è in realtà una trasposizione più o meno affine di quanto accaduto tra i giganti Google e Microsoft. Poiché il browser Bing continua ad arrancare nei confronti del concorrente, Microsoft ha deciso di utilizzare un’arma tecnicamente perfetta, ma moralmente discutibile: quando un utente apre Internet Explorer, cerca su Google una parola e clicca su un link, l’informazione completa di questo tragitto viene inviata a Microsoft che, tramite un algoritmo nemmeno troppo complesso, collega la parola cercata al clic dell’utente. Dopo pochi giorni, cercando su Bing la stessa parola, si ottengono gli stessi risultati.

Il trucco, spiegato nei minimi particolari sul blog di Google, è stato scoperto proprio dal gigante della ricerca, insospettito della strana somiglianza tra le sue ricerche e quelle di Bing su parole anche molto strane (alcune addirittura sbagliate). Ha così intallato una ventina di postazioni con Windows, dove i dipendenti cercavano ogni giorno su Google (usando Internet Explorer, ovviamente) una determinata parola di fantasia, che dava un risultato particolare appositamente creato per ingannare Bing. E l’inganno è riuscito: dopo pochi giorni, anche Bing trovava le medesime pagine con le medesime ricerche.

Ora, che questa strategia di business sia lecita o meno non è compito mio stabilirlo, ma di sicuro la scoperta non fa fare una bella figura a un gigante come Microsoft che ha investito centinaia di milioni di dollari per mettere in piedi Bing.

Libro, quanto mi costi

Anche in Italia, finalmente, si sta diffondendo il libro elettronico. Ci sono, è vero, alcuni nostalgici che ancora non possono rinunciare al sapore della carta, ma la tendenza dei prossimi anni sarà quella di risparmiare carta a favore del dato digitale.

Tuttavia c’è un grossissimo neo che frena questo sviluppo: il prezzo. Sull’onda delle decisioni del mercato americano, anche quello italiano si è adeguato a tenere molto alto il costo per l’utente finale della versione elettronica di un libro. Con tanto di DRM, ovviamente, vale a dire quelle protezioni anticopia che nel mondo della musica digitale sono stati eliminati perché causavano più problemi che vantaggi.

Eppure l’editoria sta ripercorrendo la stessa strada, nell’illusione che la distribuzione elettronica dei libri, abbattendo l’80% dei costi della controparte cartacea, si trasformi in una gallina dalle uova d’oro e compensi la crisi che di recente ha colpito tutti i settori del commercio.

La musica, però, anche a causa di tutte queste limitazioni, ha visto scendere clamorosamente i guadagni a causa della pirateria: perché pagare per un contenuto digitale con restrizioni quando posso averlo gratis senza limitazioni?

Vediamo un esempio. Sul sito di Feltrinelli, il libro “Cristo con il fucile in spalla”, di Ryszard Kapuscinski, è in vendita al prezzo speciale di 12,75 euro. L’equivalente in formato elettronico si può acquistare per 10,99 euro. In termini di sconto, siamo sotto il 15%. L’editore, però, non deve più sobbarcarsi i costi di stampa, distribuzione e percentuale del libraio: su un libro da 15 euro come quello preso in esame, la casa editrice risparmia circa 12 euro. Il costo (comprensivo del guadagno dell’editore nella versione cartacea) risulta 3 euro. Perché, dunque, non venderlo a 5 euro, ottenendo un guadagno di 2 euro superiore a quello della versione cartacea?

Versione cartacea
Versione e-book

Con l’editoria, poi, un altro fattore molto importante sbilancia la scelta a favore della carta: la durata nel tempo. Un testo stampato, se ben conservato, può durare senza problemi anche centinaia di anni; un supporto digitale, per quanto di buona qualità, raramente raggiungerà mezzo secolo. Per non parlare poi delle restrizioni, dei formati e degli stumenti di lettura, che si susseguono uno dopo l’altro rendendo difficile prevedere cosa ci sarà tra solamente 10 anni. Provate ad aprire un file di Word degli anni Novanta e capirete di quali e quanti problemi bisogna tenere conto.

Si tratta solamente di aspettare che il tempo giochi la sua parte, la comunità degli utenti si organizzerà e la pirateria in ambito editoriale diventerà forte e prolifica come quella della musica. A meno che gli editori non facciano meglio i loro conti.