Amazon diventa (anche) italiano

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Dopo mesi, anzi anni, di attesa, finalmente Amazon sbarca in Italia. E lo fa in gran stile.

Dalla lettera che compare in homepage, al pubblico del Belpaese sono riservati i primi articoli della sezione giocattoli e l’incredibile Amazon Prime: 10 euro e spedizioni gratis per un anno intero.

Non vedo l’ora di provarlo. Anzi, lo sto già facendo.

Pagare le tasse è bellissimo?

Sono un lavoratore autonomo, i miei clienti sono per lo più per aziende ed enti pubblici, quindi anche volendo è per me impossibile eseguire lavori brevi manu, per così dire.

Oggi mi è arrivata la solita mail del commercialista, anticipo tasse per il 2011 (quindi sono soldi sui miei guadagni “presunti” del prossimo anno): 5.800 euro! Ma stiamo scherzando?

Pagare le tasse è una merda, altro che bellissimo!

Quelle reti italiane insicure

Non è una novità, ma il caso è saltato nuovamente alla cronaca dopo la pubblicazione da parte del mensile specialistico ioProgrammo: le reti wireless italiane di Alice e Fastweb sono insicure.

Non tanto per la crittografia in sé che, trattandosi di WPA2, è comunque la migliore a disposizione sul mercato, tanto per il fatto che la password (chiave) da usare per la connessione è direttamente derivabile dall’ESSID, ovvero quella parolina che compare sul nostro computer quando facciamo la scansione delle reti wireless nei paraggi.

Questa svista dei due principali operatori italiani non è passata inosservata alla comunità “hacker”, che ha inizialmente segnalato il problema a Telecom Italia e Fastweb e poi, in assenza di risposta, ha divulgato l’informazione.

Sul sito di White Hats Crew potete trovare gli articoli originali.

Alla luce del fatto che nei router Fastweb non è possibile modificare la password per “motivi di sicurezza”, è più criminale chi vi vende un’automobile che non può essere chiusa a chiave oppure chi ruba l’auto perché sa che ha questo difetto?

Amicizie impossibili

Ogni tanto, ancora oggi, mi arrivano richieste di amicizia su Facebook da parte di persone che persone non sono. Ora, io posso capire il divertimento di aprire l’account de “La Lavandera Dal Burg”, ma i vari editori, negozi ed enti vari no, quelli non li sopporto.

Facebook mette infatti a disposizione degli account appositi, gestibili tramite account tradizionali (e quindi senza dover entrare con due utenti), con una serie di strumenti di marketing fatti apposta per aziende, enti, editori. I vantaggi sono innumerevoli:

  • La privacy degli utenti non viene compromessa: l’amministratore di una “pagina fan” non può curiosare negli account utente degli iscritti, come potrebbe fare un amico.
  • Non c’è limite al numero di fan: Facebook sostiene (a mia opinione sovrastimando, tra l’altro) che una persona non possa avere più di 5.000 amici. Questo limite non esiste per gli account “fan”.
  • Non c’è bisogno di autorizzazione: niente approvazione di massa di decine e decine di richieste al giorno. Vuoi essere fan di Coca Cola? Clicca e sei fan! Non ti piace più? Clicca ed è fatta.
  • Si possono visualizzare statistiche e informazioni sulla variazione del numero di fan e su loro età, sesso, provenienza.

Spero che nelle prossime politiche di Facebook ci sia una seria campagna di pulizia a tappeto degli account personali non associati a persone (e, pazienza, farò a meno della “Lavandera”).

Lavare se stessi bene

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Il titolo di questo post può avere due significati:

  • la risposta alla domanda: “Cosa dovresti fare oggi?”. Lavare, se stessi bene.
  • la risposta alla domanda: “Cosa devono fare le persone pulite?”. Lavare se stessi, bene.

Ecco, per questo e altri motivi le maestrine della scuola elementare, della scuola media inferiore e superiore dovrebbero lasciare da parte la frustrazione della regolina e riflettere. Almeno come fa l’Accademia della Crusca, che delle regole fa un motivo della propria esistenza, eppure: l’accento su “sé” deve essere utilizzato anche nella formula “sé stesso”, “sé stessa” e varianti. Gli scettici possono guardare qui.

Poi c’è chi può, come Oriana Fallaci: è riuscita a convincere una casa editrice come Rizzoli (che vieta l’uso dell’accento su “sé” nella formula “sé stesso” e variazioni) a lasciare l’accento anche nel titolo del suo libro “Oriana Fallaci intervista sé stessa”.

Tenco 2010

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Anche quest’anno a Sanremo si è tenuto il Premio Tenco 2010. Tra gli ospiti Vinicio Capossela, Renzo Arbore, Samuele Bersani, gli Skiantos e una brillante Carmen Consoli. Che ci ha ricordato una banalità dimenticata purtroppo dalla maggior parte degli italiani: la chiamano escort, ma vuol dire troia.

Spostamento server

Chiedo scusa ai miei venticinque lettori, ma in questi giorni ho spostato il server dove questo sito è hostato (insieme a molti altri), quindi ci sono state parecchie ore di vuoto. E sempre per questo motivo non ho avuto tempo e modo di scrivere.

Da domani, però, si ricomincia a raccontare qualunque cosa mi venga in mente!

Rimettiamo a posto

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Chiedo all’archeologia di smettere di scavare. Quello che riporta alla luce lo guastiamo e lo mandiamo in rovina. Chiedo di ricoprire gli scavi di Pompei con cenere spenta per poterli affidare alle generazioni future che saranno costrette a essere migliori, visto che peggiori non si può. Siamo eredi senza merito e tutori di una ricchezza che appartiene all’umanità e non alla competenza di un ministero. Questa ricchezza è quanto di meglio abbiamo da offrire al mondo e siamo responsabili di questo di fronte al mondo. L’immagine dell’Italia all’estero è sfregiata dal ridicolo di certi pruriti anziani e dall’indecente incuria della bellezza ricevuta in dote. Custodire e tramandare la bellezza è la definizione più elementare di civiltà.

Erri de Luca

Leggiamo gratis il Corriere

Se provate a entrare sul sito del Corriere della Sera con un iPhone, verrete automaticamente mandati sulla versione mobile del quotidiano, dove gli articoli sono visibili solamente previo pagamento di una sorta di abbonamento. A un prezzo allucinante, tra l’altro.

I navigatori più furbi, però, noteranno che andando sullo stesso sito dal computer di casa i contenuti sono forniti in maniera gratuita.

Ebbene, che cosa è che dice al sito del Corriere che stiamo navigando da un iPhone invece che da un computer? Semplice: la pagina del quotidiano verifica con quale browser ci si sta collegando, nello specifico trattasi di Safari Mobile.

Ora, basterebbe poter obbligare Safari Mobile a mentire: “dì al sito del Corriere che sei Safari normale, o magari, perché no, Firerfox”. Ebbene, Safari non ha questa opzione, ma un altro browser sì. Si chiama Atomic Browser, è perfettamente legale e costa solamente 79 centesimi. Nelle impostazioni del programma è presente la voce “identify browser as” nella quale selezionare “Safari Desktop” o, perché no, “Firefox 3”.

Ora andate su www.corriere.it e il gioco è fatto!