Aggiornamento iPhone, downgrade e crash delle impostazioni

Da circa due mesi è disponibile l’aggiornamento alla versione 4 del sistema operativo per quelli che io chiamo “iCosi”, ovvero i dispositivi portatili apple come iPhone, iPod Touch e il neonato iPad.

Come sempre, prima di accettare nuovi gingilli o software della Mela, aspetto sempre qualche giorno perché la storia insegna che la prima volta di Apple non è come il primo bacio. Anzi, forse è proprio come il primo bacio: un casino.

Tuttavia, convinto anche da alcuni amici, alla fine ho ceduto e ho aggiornato. Arriva così il patatrac: il mio telefono è tra i pochi che hanno questo problema: quando entro nelle impostazioni del dispositivo, il sistema va in crash. Nessun problema per tutto il resto, ma avere un telefono senza la possibilità di modificare le opzioni è cosa alquanto frustrante.

Pagina di supporto Apple con il problema

Ancora più frustrante è stato sapere che nemmeno il backup è andato a buon fine, quindi mi sono ritrovato il telefono aggiornato a febbraio 2010. Ed era giugno. Dopo una snervante serata, però, mi sono adattato all’idea di aver perso cinque mesi di SMS, contatti e fotografie. Nulla di fondamentale, per fortuna, però “girano”.

Inizialmente, mancando una soluzione, ho riportato il telefono alla versione 3.1.3, poi, dopo due mesi, ho applicato la soluzione che un utente (Echo-64) del forum di Apple ha trovato. Non semplicissima da applicare, ma decisamente efficace.

Andiamo però con ordine.

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Il 112 e il silenzio dell’informazione

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Si mente o no quando un’informazione importante viene omessa? Possiamo dire che la nostra informazione è “imbavagliata” quando dà una notizia solamente in parte?

Questa sera il TG1 ha tanto lodato l’introduzione in Italia (e in particolare in Provincia di Varese) del 112 quale numero unico di emergenza. Da oggi, infatti, parte ufficialmente la sperimentazione che semplificherà la numerazione di emergenza in tutta Italia, convogliando le telefonate al 112, 113, 115 e 118 a un’unica numerazione, il 112 appunto, che poi si occuperà di smistare adeguatamente a chi di competenza.

I vantaggi di questa idea sono banali: in casi di effettiva emergenza, quando la mente non è lucidissima, è sufficiente ricordarsi a mente un solo numero, senza pensare “per i pompieri è il 115 o il 116?”.

Ebbene, la notizia è però stata data a metà. Nel servizio del TG1 non è stata minimamente citato il fatto che questa modifica sia una direttiva europea e che le altre nazioni europee si sono già adeguate. Infine, non meno importante, l’Italia è stata più volte bacchettata per il ritardo, fino alla minaccia (per ora) di una multa da capogiro.

Troppo facile, da parte del TG1, lodare come innovazione un ordine che viene dall’alto, raggiunto peraltro con ritardo.

La fine dei numeri

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Si dice spesso che i numeri vanno avanti all’infinito. È un processo induttivo: se riesco a trovare un punto di partenza e a generare sempre un “successivo” a partire da qualunque numero, allora questi sono infiniti.

Eppure non sarà così per l’INdAM, alias Istituto Nazionale di Alta Matematica. Questo ente di valorizzazione per gli studenti di matematica più meritevoli sta per soccombere sotto l’implacabile scure del Governo, volta a rimettere i bilanci a posto in un Paese, l’Italia, che ha sempre sperperato un po’ troppo.

Lo stesso Governo che qualche anno fa ci ha tolto l’ICI per la prima casa e per la Chiesa, lasciando in ginocchio centinaia di comuni, ora è costretto a trovare i soldi da qualche altra parte, senza però intaccare le promesse elettorali, ovvero senza aumentare le tasse.

Stessa sorte dell’INdAM tocca ad altri enti analoghi, che si prodigavano (anche e soprattutto economicamente) a portare avanti scienze come la matematica, la fisica, la chimica e molte altre, che ormai hanno perso interesse a favore di scienze politiche, comunicazione e biotecnologie.

Qui potete trovare l’appello online contro la chiusura dell’INdAM.

Update. Nonostante sul sito dell’INdAM l’appello rimanga, sembra che l’ente sia stato graziato.

Fumare… conviene?

Nell’ambito della mia partecipazione al Master in Comunicazione della Scienza a Trieste, un video realizzato da me e da Eleonora Viganò è stato selezionato per la giornata internazionale contro il fumo, il No Tobacco Day, che si svolgerà lunedì 31 maggio dalle ore 10 alle ore 13 a Milano, presso l’Aula Magna dell’Istituto per i Tumori, in Via Venezian 1. Clicca qui per vedere dove si trova e qui per visualizzare il programma dell’evento.

Parteciperanno alla manifestazione anche le Iene di Italia 1.

Me on air

Domenica scorsa, nella sede dell’emittente triestina Radio Fragola, ho registrato insieme agli altri studenti del Master in Comunicazione della Scienza un programma radiofonico dedicato al ritorno al nucleare.

La trasmissione andrà in onda sabato 29 maggio alle 16.30 e conterrà interviste a Margherita Hack, Giovanni Bachelet, un rappresentante di Legambiente e molte altre personalità. Nel finale, un divertentissimo sketch ideato da Roberto Inchingolo e Flavio Perna.

Per chi non fosse triestino, la radio trasmette in streaming live su questo sito.

Update. È disponibile da ascoltare in podcast tramite questo link.

E il maestro tornò a superare l’allievo

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Di solito è il contrario: quello che fa notizia è l’allievo che supera il maestro.

Tuttavia la recentissima notizia che coinvolge Apple e Microsoft è decisamente di altro tipo. L’azienda della mela, infatti, avrebbe superato l’eterna rivale come azienda tecnologica più importante del mondo. Complice un marchio dal successo crescente e un CEO geniale quanto irritabile, la ripresa di Apple ha raggiunto finalmente il coronamento cercato.

Il titolo di questo post, però, non si può spiegare con una mera analisi economica, ma con una digressione sulle loro storie che per più volte si sono incontrate. Anzi, scontrate. Il film “I pirati di Silicon Valley” spiega molto bene questa vicenda.

Nata nel 1976 dalle menti geniali di Steve Jobs e Steve Wozniak, Apple ha avuto un momento di incredibile fortuna durante gli anni Ottanta, grazie all’introduzione nei personal computer di monitor, mouse e interfaccia grafica. Benché questi aspetti ormai siano la normalità dei sistemi cui siamo abituati, per l’epoca fu una vera rivoluzione.

Apple ebbe poi un momento di profonda crisi a causa di due avvenimenti: l’incredibile crescita di Microsoft (fondata da Bill Gates e Paul Allen nel 1975) grazie anche alla sostanziale copia del sistema Mac e all’abbattimento dei prezzi dell’hardware IBM, e il licenziamento di Steve Jobs dall’azienda da lui fondata.

Alla fine degli anni Novanta la situazione raggiunse momenti drammatici: Apple, sull’orlo del fallimento, viene salvata da Microsoft, che inietta una grande quantità di denaro nella Mela in cambio di alcuni accordi commerciali che di fatto avrebbero rafforzato il già presente monopolio di Microsoft. Questo video vale più di mille parole.

Dopo la riassunzione di Steve Jobs, alla fine degli anni Novanta, il destino torna a volgere a favore di Apple. Con l’introduzione di Max OS X, dell’iPod e dell’iPhone, l’azienda di Cupertino riconquista le fette di mercato perdute. Anzi, in alcuni settori sbaraglia la concorrenza, come nel caso della vendita di musica online (iTunes), dei lettori portatili di musica (iPod) e in questi ultimi tempi della telefonia cellulare (iPhone).

Dopo che l’allievo (Microsoft) era riuscito a superare, anzi affossare, il maestro (Apple), gli equilibri ora sono tornati quelli di un tempo, del periodo dei veri hacker e della nascita dell’informatica.

I poteri si spostano, e così si sposta la percezione del cattivo di turno. Il quale, ora, ha la forma di una mela morsicata.

Il dio della matematica se ne va

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Oggi è morto Martin Gardner. Per alcuni è un illustre sconosciuto, ma per tutti quelli che anche solo per un momento hanno amato la matematica questa è una perdita incolmabile.

Nato nel 1914, Gardner è stato il più grande divulgatore matematico della storia. Ci ha regalato più di 90 pubblicazioni (alcune delle quali introvabili in Italia) che coprono praticamente qualunque branca della matematica “per appassionati”, e non solo per gli addetti ai lavori chiusi nella torre d’avorio.

Mi mancherà.

Ritorno al web 1.0

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La storia di internet può essere vista come un microcosmo in cui si succedono una dopo l’altra le varie “ere” che la compongono. C’è stato un momento in cui nessuno sapeva ancora bene di che cosa si stava parlando, poi è arrivata la new economy e il mondo ha scoperto un nuovo modo per comunicare e, soprattutto, per fare soldi.
La storia prosegue, arrivando a quel periodo che dagli “storici” della materia è stato soprannominato web 2.0. In questo momento l’utente è al centro di internet: non più uno spettatore passivo cui far consultare documenti e immagini, ma il vero protagonista della rete, tanto da decretare l’incredibile successo di strumenti come i blog o come YouTube, in cui di fatto è il visitatore che in primis costruisce a poco a poco le pagine del sito.
Il web 2.0 è tuttavia a sua volta suddivisibile in due grossi periodi: lo “scetticismo” e il “personalismo”. All’inizio l’utente non si è fidato immediatamente delle potenzialità di internet, e ha preferito affidare i suoi interventi e la sua personalità della rete a uno pseudonimo. Nei primi programmi di chat a cavallo del millennio, di cui ad esempio mIRC e ICQ sono esempi celebri, si trovava chicca83, cereal killer, puffetta. Raramente il nickname coincideva con il nome o con il cognome di chi realmente stava dietro alla tastiera del computer.
Superata la fase di “scetticismo”, abbiamo finalmente dato fiducia a internet e ci siamo esposti di più. Arrivano quindi i fenomeni come Facebook, i social network, in cui non si sente più l’esigenza di rifarsi una seconda vita, ma semplicemente apprezziamo quella vera, la nostra, e vogliamo che tutti ne vengano a conoscenza. Questo “personalismo” ha dato vita così a innumerevoli problemi in fatto di privacy, furto d’identità e diffusione di informazioni molto pericolose a disposizione di tutti. Un esempio su tutti è il sito 123people, nato pochi anni fa, che aggrega tutte le informazioni possibili su una determinata persona e le fornisce all’utente in maniera ordinata e facilmente utilizzabile. Basta inserire nome e cognome per ottenere in pochi secondi indirizzo, telefono, e-mail, fotografia: sono tutte informazioni che abbiamo inserito noi, tramite social network, forum e strumenti del web 2.0 di seconda generazione.
Ora la tendenza si sta invertendo. Ne è prova lampante Google, che nella sua funzione di auto completamento delle ricerche fornisce “cancellare account facebook” tra i primi suggerimenti una volta inserita la parola “cancellare”. Possibile che così tanta gente si stia allontanando da questo fenomeno planetario che ha cambiato per sempre il modo di vedere internet?
Se c’è una cosa che la storia della tecnologia ci insegna da sempre, è che ogni previsione è inutile e fuorviante. L’unico modo per capire quale sia davvero la tendenza della popolazione della rete, è attendere i risultati: scopriremo così se ci sarà un ritorno alla campagna da parte dei netizen troppo spaventati dalla città.

Viaggio in Italia

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Mi sto preparando alle vacanze estive, come ogni anno.

Questa volta, però, sarà diverso. Ho (quasi) deciso, insieme ad alcuni amici, di compiere un’impresa che ha dell’impossibile: da Ventimiglia a Trieste senza mai staccare lo sguardo dal mare. Come? Con un camper, alcuni amici, internet e tanta voglia di fare 3.200 km.

L’itinerario, in linea di massima, sarà questo. Auguratemi buon viaggio!