Colpo di scena

Per la prima volta nella storia della giurisprudenza mondiale (almeno per quanto io ricordi), internet è stato considerato diritto fondamentale di ogni cittadino. Il Consiglio Costituzionale francese ha infatti reputato contrario alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (del 1789) la legge appena approvata dal governo che obbliga i provider a disattivare la connessione a internet per tutti quegli utenti che vengano “pizzicati” a scaricare musica e film da internet tramite il circuito peer to peer. La famosa norma, voluta dalle case discografiche, di fatto viene quindi svuotata della sua componente fondamentale, nonché deterrente per qualunque utente della rete. Al suo posto l’utente riceverà una “nota sul registro” che li sculaccia per aver scaricato materiale protetto da copyright da internet. Quanto poi questa letterina possa spaventare gli utenti è tutta da vedere.

Dopo lo straordinario risultato del Partito Pirata in Svezia, che è riuscito a prendere un parlamentare europeo, ecco una seconda pesantissima stangata per le case discografiche e cinematografiche.

Vale la pena accostare la situazione della Francia con quella dell’Italia, almeno in due punti.

  1. Il Consiglio Costituzionale francese opera in modo analogo alla Corte Costituzionale italiana. Tuttavia tra le due esiste una enorme differenza: quella francese agisce prima che la legge venga approvata. Se quella italiana funzionasse nello stesso modo, probabilmente ora l’Italia non avrebbe il lodo Alfano e, soprattutto, Berlusconi sarebbe processato per il caso Mills.
  2. È curioso come nello stesso giorno in cui in Italia viene approvata (con tanto di fiducia) una legge che impedisce la pubblicazione delle intercettazioni, in Francia una legge molto meno dittatoriale viene stroncata sul nascere perché di intralcio alla libertà di informazione di ogni individuo. D’altronde, sempre in questi giorni, Sarkozy ha incontrato Obama, mentre Berlusconi è pappa e ciccia con Gheddafi.

Il ritorno della censura

Pubblico di seguito un dispaccio dell’Agenzia Giornalistica Italiana, riguardo al messaggio di posta elettronica che sta girando in questi giorni sottoforma di passaparola.

Chissà perché certe cose i giornali nazionali non le dicono mai…

(AGI) – Trento, 10 giu. – Un noto religioso, padre Giorgio Butterini (del convento dei cappuccini di Trento) ha diffuso una mail nella quale critica il governo Berlusconi poiche’ – scrive testualmente – “si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese e’ ormai l’unica fonte informativa non censurata”.
Il frate ha titolato la sua innovativa forma di comunicazione elettronica “Perche’ lo Spirito vi tenga svegli”, e nel testo ricorda – tra l’altro – che “l’attacco finale alla democrazia e’ iniziato. Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla l iberta’ della rete internet per metterla sotto controllo”. Padre Butterini – sentito dall’Agi – ha confermato il contenuto della e-mail, laddove scrive che, “secondo il pacchetto sicurezza approvato in Senato se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo”. Il religioso aggiunge che “il ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorita’ giudiziaria, puo’ disporre con proprio decreto l’interruzione della attivita’ del blogger, ordinando ai fornitori di connettivita’ alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attivita’ di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali”.
L’interrogativo che padre Butterini pone e’ quindi questo: “Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la casta con questa legge?. Il cappuccino di Trento conclude cosi:'”Obama ha vinto le elezioni grazie ad Internet. Chi non puo’ farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania. Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. Fate girare questa notizia il piu’ possibile. E’ ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E’ in gioco davvero la democrazia!!!”.

Il voto disgiunto

Oggi è stato il giorno del voto.

Entrato nel seggio, mi sono reso conto che non mi ero informato sul voto disgiunto. Sapevo da tempo che si poteva votare un candidato sindaco e dare la preferenza per un candidato consigliere di un’altra lista, ma di fatto non avevo idea di come si facesse. Dove si deve mettere la croce? Devo metterne due? Posso metterne due?

Per questa volta, onde evitare di sbagliare e di rendere nullo il mio voto, mi sono astenuto dalla preferenza. Sperando di evitare che accada a qualcun altro, scriverò ora ciò che ho appena imparato su questa scelta di voto.

Il voto disgiunto, innanzi tutto, è una pratica utilizzata solo per le elezioni amministrative. Il motivo è semplice: in ambito locale è facile che ogni elettore conosca persone nelle quali ripone fiducia, pur appartenendo queste a liste politiche diverse. Per votare in questo modo si deve barrare il nome del candidato sindaco e semplicemente scrivere il nome del consigliere a fianco della lista cui il consigliere appartiene. Il fatto di barrare o meno anche il simbolo di lista del consigliere è del tutto facoltativo.

Ammetto che la regola è piuttosto semplice, in piena filosofia “cercare di comprendere le volontà dell’elettore senza però che quest’ultimo possa lasciar traccia del suo passaggio”, ma ugualmente non ho voluto rischiare. Sarà per la prossima volta.

Il voto alle porte

A ogni tornata elettorale mi sembra di essere l’unico fuori dal mondo: vado in giro, guardo i manifesti, seguo i dibattiti, mi informo. Sapendo, ahimé, che gran parte delle persone sa già a priori a chi consegnare il comune, l’Italia o, in questo caso, l’Europa.

In particolare per le votazioni del Comune di Pavia, sono stato molto combattuto perché attaccato da tre fronti:

  • Il voto utile, ovvero Albergati.
    Che le elezioni finiscano con un testa a testa tra i soliti due maggiori partiti non è una grande novità. Proprio per questo è nato il concetto di voto utile per cui il cittadino “sceglie” il meno peggio dei due, votando per fare sì che non vinca il peggiore. Ormai l’idea di un Obama-like, ovvero che il meno peggio sia anche il meglio, è in Italia una lontanissima utopia.
  • Il voto di protesta, ovvero Campari.
    Per un po’ volevo votare la candidata dei grillini Irene Campari. Si tratta del classico voto di protesta, quello che uno dà perché stufo della politica così come viene vissuta nel nostro paese. Tuttavia mi è stato sufficiente sentirla parlare per decidere che protesta sì, ma a tutto c’è un limite. Un esempio su tutti: durante lo spettacolo di Grillo a supporto di Irene Campari, persino il comico genovese è dovuto intervenire per fermare la logorrea comunista (e un po’ qualunquista) della sua candidata.
  • Il voto per il meglio, ovvero Paolo Ferloni.
    Non sempre c’è solo il peggio. Quest’anno a Pavia si è candidato un professore universitario di chimica che sembra avere le idee giuste e una squadra a supporto veramente interessante. Tuttavia si tratta di una lista civica che poche speranze ha di conquistare il governo della città.

Alla fine, stufo delle solite parole, ho optato per il terzo candidato, Paolo Ferloni: fuori dalle logiche di partito, stimato professore (ma non troppo, come lo scandaloso caso del Prof. Bignami), buone idee.

Per quanto riguarda le Europee non ho mai avuto dubbi: Italia dei Valori, preferenze a De Magistris, Alfano, Vulpio.

Ora smetto, domani c’è la giornata di silenzio elettorale per far riflettere i cittadini. I quali, spero, decidano con la loro testa e non con quella dei partiti.

Appena ho 18 anni mi rifaccio

Libro Alice

No, non io, ovviamente. In primis perché 18 anni li ho già da un pezzo, e poi non saprei da dove cominciare per un restauro completo.

Trattasi invece di un libro di racconti uscito di recente, edito da Bompiani, autrice Cristina Sivieri Tagliabue (fondatrice ed ex direttrice di Inchiostro), con la collaborazione di Alice Gioia (attuale direttrice di Inchiostro, ha curato alcuni racconti della raccolta).

In particolare giovedì 4 giugno, ore 18, presso la Libreria Il Delfino, autrice e collaboratrice di cui sopra presenteranno la nuova uscita editoriale. Partecipate numerosi!

Bestie

Treno 693, 2 giugno, rientro nel profondo nord.Film “Tutta la vita davanti”, regia di Paolo Virzì.Due facce della stessa medaglia.Oggi per il mio consueto viaggio in treno ho guardato un film per ammazzare il tempo. “Tutta la vita davanti”, questo il titolo della pellicola, tratta senza mezzi termini il problema del precariato e dei lavori part-time prendendo come esempio clou il classico call-center. Mentre la mia immaginazione vagava incredula nella trama del film (da vedere!), la popolazione del treno lamentava la mancanza di una carrozza. Proprio così: il vagone numero 3 evidentemente a casa per malatta non ha risposto all’appello, lasciando senza posto a sedere, regolarmente prenotato e pagato, un centinaio di persone.In questo viaggio alienante, però, rimane una nota di colore: il capotreno che risponde, ai viaggiatori giustamente incazzati, “trovate un posto vuoto e occupatelo senza lasciarlo”. E chi se ne frega se nel frattempo arriva il legittimo proprietario.Le persone, forse per fortuna ma forse no, ormai la prendono sul ridere: è la normalità. Normalità che può essere pericolosa; la stessa normalità che ormai ci permette di sopportare un premier di over 70 che va con le ragazzine (il punto burocratico dei 18 anni è irrilevante), che invita gli amici a casa sua utilizzando i mezzi di stato, che insulta la stampa perché sovversiva, che viene accusato di corruzione ma non può essere processato grazie a una legge che lui stesso ha promulgato.Intanto noi possiamo solo aspettare, nella speranza che, come nelle migliori rappresentazioni teatrali, arrivi un deus ex machina che sistemi le cose.

I soldi tutto possono…

Ce l’ha fatta solo Microsoft. Per anni ci avevano provato tutti, senza risultati.

Oggetto dell’evento: riunire sotto un unico tetto ciò che rimane dei Beatles (in una sorta di “primiera” degna della miglior parita a Scopa): Paul McCartney (7), Ringo Starr (7) e le vedove (6 e 6) dei due componenti mancanti: George Harrison e John Lennon, rispettivamente l’altro 7 e il 7 bello di questa primiera da urlo.

L’occasione per questa riunione di famiglia è stata la presentazione del nuovo videogioco “The Beatles: Rock Band” prodotto da Mtv e Microsoft.

I quattro (strapagati?) ospiti hanno espresso apprezzamento per il gioco, disponibile per tutte le maggiori console a partire dal 9 settembre (si ripete ogni anno il classico giochino 09-09-09). Nota di colore: la canzone “All you need is love” per il videogioco sarà disponibile a parte, solamente per Xbox360, e il ricavato delle vendite del brano sarà devoluto a Medici Senza Frontiere.

La presa della pastiglia

Qualche giorno fa sono andato in farmacia per compare la pillola.

Sì, proprio quella che prendono le donne per divertirsi senza generare prole. Quella che il Vaticano disprezza e identifica probabilmente con il diavolo. Quante forme può assumere belzebù…

Ovviamente il prodotto non era per me, ma mi è stato chiesto di andare, e io sono andato. Non solo: mi sono anche divertito, perché per l’ennesima volta ho avuto la tranquillizzante consapevolezza di essere in Italia.

Per acquistare la pillola c’è bisogno della ricetta, ma io non l’avevo. Il dialogo con la farmacista è stato piuttosto spassoso:

– Buongiorno, vorrei questa pillola – dico indicando il foglietto su cui mi ero scritto il nome.
– Lo sa che ci vuole la ricetta, vero?
– Sì, lo so, ma la persona che mi ha mandato a comparle mi ha detto di provare ugualmente; al massimo torna lei domani.
– No, non c’è problema. L’importante è che questa persona abbia la ricetta.
– Certo che ce l’ha.
– Ecco qui, sono quindici euro e cinquanta.

Perfetto.

Ora mi piacerebbe immaginare una scena simile in un’armeria (ce n’è una in centro a Pavia).

– Buongiorno, vorrei una colt.
– Lo sa che ci vuole il porto d’armi, vero?
– Sì, certo, ma la persona che mi ha chiesto di venire qui mi ha detto di provare, al massimo torna domani.
– No, non c’è problema, purché questa persona abbia il porto d’armi.
– Certo, perbacco!
– Ecco a lei, fanno 299 euro. Paga in contanti o con il bancomat?

E così via…

È chiaro che le due cose non sono confrontabili, ma siamo pur sempre in Italia. Questo avvenimento mi ha fatto riflettere sulla cultura svedese a confronto con la cultura italiana, quest’ultima sempre in cerca di leggi da far rispettare, quando gli autori stessi delle norme sono quelli che non le rispettano.

Due aneddoti valgono più di mille parole.

Svezia, stazione degli autobus. Un venditore ferma me e le altre tre persone con cui stavo viaggiando per proporci un’offerta: comprando un biglietto dell’autobus per l’aeroporto usando la compagnia che sponsorizzava, c’era in omaggio un caffé e una brioche. Poiché eravamo lì apposta (quando si dice la fortuna), abbiamo approfittato della promozione e siamo andati al bar per gustarci questa colazione a costo zero. Arrivati alla cassa, la commessa ci ha indicato una zona in fondo al negozio dove avremmo potuto usufruire dell’offerta. Nessun controllo, nessuna tessera da inserire: solo una macchinetta di the e caffé e una teca piena di dolci. L’italiano medio avrebbe fatto incetta di qualunque cosa, anche solo per il gusto di farla franca (facilmente, tra l’altro).

Finlandia. L’Università di Helsinki ha preparato delle brochure da inviare in tutta Europa (quindi anche in Italia) per pubblicizzare i propri atenei. Ebbene, sul depliant in oggetto è riportata una frase che, tradotta in italiano, recita all’incirca: “Si fa presente che in Finlandia siamo abituati a rispettare le regole”. Come mettere le mani avanti…

Il fatto

Il dormiente deve essere svegliato.

Con questa citazione dal capolavoro “Dune” di Frank Herbert introduco la novità editoriale del prossimo autunno. Fondato da una serie di giornalisti stufi del modo di fare informazione tutto italiano, a settembre emetterà i primi vagiti “Il Fatto”, un quotidiano che uscirà sei giorni su sette e che promette di dare le informazioni senza sottostare a questo o quel padrone. Tra i redattori spuntano i nomi di Marco Travaglio e Antonio Padellaro.

Il primo, ormai ricoperto di fama internazionale, sarà sicuramente il nome che permetterà al giornale di partire alla grande. Il secondo, reduce da esperienze di tutto rispetto come collaboratore presso il Corriere della Sera, L’Espresso e L’Unità, prenderà la direzione del neonato quotidiano.

In un’epoca dove i quotidiani tradizionali devono stampare il doppio delle copie che vendono per prendere più finanziamenti statali e quindi stare a galla, un gruppo di giornalisti rivoluzionari decide di prendere una strada completamente diversa introducendo sul mercato un nuovo prodotto che promette di sopravvivere senza tali finanziamenti.

Staremo a vedere come andrà a finire, o meglio, a iniziare. Intanto io mi sono già prenotato per un abbonamento. E se il dormiente si sveglia “incazzato”, vorrà dire che ne vedremo delle belle!

Viaggio nell’est Europa /4 – Stoccolma (Svezia)

Ultima tappa del mio viaggio, Stoccolma.

Sono due le cose che mi hanno colpito all’arrivo all’aeroporto di Skavsta. In primo luogo l’aeroporto stesso, ad uso delle sole compagnie low cost e soprannominato dal sottoscritto “aeroporto Ikea”: lo scalo è stato infatti recentemente ristrutturato e ha l’aspetto della nota catena svedese di mobili.

Non poteva poi non attirare la mia attenzione il cielo non completamente buio nonostante fossero le 23. Il binomio latitudine-periodo prevede infatti che il sole di fatto non tramonti praticamente mai.

Quella luce solare che d’inverno la popolazione sente mancare, d’estate cerca di sfruttarla al massimo: l’ostello era infatti sprovvisto di qualsivoglia tipo di tapparelle e/o persiane per cui la sveglia alle 4 era garantita. Per fortuna era una vacanza.

La cultura svedese è molto più occidentale di quella delle tappe precedenti, e si può dire che Stoccolma sia una vera e propria città europea: centri commerciali, prezzi alle stelle, metropolitana, banche. Meno europea è però la sua topologia: il centro urbano è costruito su un vero e proprio arcipelago. L’isola centrale, Gamla Stan, è la principale meta di turisti, con il suo carattere antico e le sue stradine tipiche dei paesi marittimi.

Le principali attrazioni si trovano però sull’isolotto dirimpetto a Gamla Stan, dove si trovano Gröna Lund e il Wasa Muséet.

Il primo è sostanzialmente un parco di divertimenti in stile Gardaland, se non fosse per la peculiarità tutta nordica di essere nel centro della città.

Il Wasa Museet è forse l’attrazione più interessante di Stoccolma. Trattasi di una nave da guerra del 1600, affondata dopo solamente 1500 metri nel porto della capitale, ripescata nel 1960 grazie alla pazzia economica di un finanziatore svedese. Il museo che vi è costruito intorno riesce a ricreare in vari momenti la magia dell’epoca che ha visto nascere il vascello. Una tappa assolutamente da non perdere.