Cancro XVI

Si parla spesso di tumori e di come curarli, senza sapere che quello più grave e subdolo è la Chiesa Cattolica. Come il cancro devasta famiglie, vita e società, così il Vaticano con i suoi interventi che – ahimè – ancora muovono decine di milioni di persone, riesce a intensificare malattie e mettere a repentaglio altrettante vite umane. Basti pensare al proibizionismo nei confronti del profilattico, che provoca la diffusione di virus come l’HIV e conseguentemente la morte di milioni di persone, spesso bambini.

Per fortuna, però, qualcuno ha trovato un vaccino contro questa malattia (la Chiesa): si chiama Barack Obama o, più genericamente, estero. In altre parole, l’unica nazione ancora veramente infetta da questo morbo è l’Italia, nostro malgrado focolaio primario del malore.

Perché nazioni cattoliche come Spagna e Stati Uniti riescono a proporre matrimoni gay, finanziamenti per gli aborti, pillola del giorno dopo gratuita? Semplice: questi stati sono veramente laici.

L’Italia, purtroppo, ha due grossi problemi in relazione alla Chiesa Cattolica, che ne fanno uno stato meno laico di come crediamo.
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Restyling divino

Ieri ho dedicato il mio pomeriggio a guardare presepi in varie chiese di Cuneo. Questa ridente cittadina di provincia, oltre a essere eletta da Topolino “la città della noia”, raccoglie uno zoccolo duro di appassionati di presepi. Ogni anno le opere realizzate da questi personaggi vengono esposte in alcuni punti nevralgici (religiosamente parlando) della città. Chiese, ovviamente.

In uno di questi luoghi sacri/ameni ho trovato una mostra. Non le consuete panche di legno, ma pannelli atti a pubblicizzare nuove forme sinuose per chiese sempre più innovative: calici, candelabri, altari. Con tanto di preti a fianco, come le donnine nude coricate sulle automobili.

Vedere per credere!

La fregatura del novellino

Nel mio collegio, quando sono entrato, mi hanno fatto la “matricola”. Anche se a un pubblico esterno la cosa può sembrare anomala, in realtà non è stato così male.

Ora che sono entrato nel mondo del lavoro, è arrivata la fregatura del novellino, ovvero la vincita del premio “Italia che lavora”. Una fantomatica associazione “Pragma” ti fa credere che ti hanno scelto tra mille perché lavori bene e in questo modo ti frega dicendoti: “Vieni da noi a ritirare questo premio, ti costa solo 575 euro + IVA. Detraibili!”.

Certo, scommetto che mi presentano anche Babbo Natale.

In ogni caso la mia mamma ha deciso di scrivere a “Mi manda Raitre”. Io non l’avrei fatto perché la bufala era abbastanza chiara. Tuttavia, visto che alcuni ci sono cascati davvero, ho deciso di darle una mano. Pubblico il testo della missiva, con gli allegati.

All’attenzione della redazione di “Mi manda Raitre”.

Sono una telespettatrice che guarda assiduamente il vostro programma e vorrei sottoporre alla vostra attenzione una situazione a mio parere “sospetta”.
Lo scorso novembre mio figlio ha ricevuto una comunicazione da un’associazione denominata “Pragma Congressi”. La lettera, dopo una sviolinata sull’attività di mio figlio, dice che la sua azienda è stata scelta “tra quelle che nel corso dell’anno si sono maggiormente distinte nel proprio settore di attività” (allego copia della lettera) e che quindi avrebbe ricevuto il “Premio Italia che lavora”. Già di per sé la cosa è strana, visto che mio figlio è un programmatore informatico che lavora prevalentemente a casa per pochi clienti e non fa nessun tipo di pubblicità. Che l’azienda sia stata banalmente “estratta” dalle anagrafiche delle attività registrate alla Camera di Commercio?
Dopo aver scritto alla Segreteria dell’associazione chiedendo ulteriori informazioni (allego il botta e risposta), mi è stato risposto che il “costo” per ritirare il premio è di 575 euro + IVA, scaricabile come spesa pubblicitaria. Ma non era un premio? Da quando occorre pagare per ricevere un riconoscimento? In allegato c’era anche il modulo di partecipazione (che allego).
La sensazione che si prova è spiacevole: un giovane che ha avuto il coraggio di mettersi in gioco in un momento difficile per il nostro Paese si ritrova preso in giro da pseudo associazioni che premiano a pagamento. Per non parlare di quelli che ci “cascano”: oltre alla presa in giro, visto che il premio non è ufficialmente riconosciuto, rimane l’amaro in bocca del denaro speso.
Scartabellando su internet, ho trovato alcuni forum in cui varie persone come mio figlio commentano in maniera piuttosto negativa il premio in questione (allego la stampa della pagina). Si fa, tra l’altro, riferimento a “Striscia la notizia”, il ché aggiunge credibilità ai miei dubbi. Esaminato il tutto, non sarebbe il caso di rinfrescare l’argomento in una delle puntate della vostra trasmissione?

Nella speranza che l’argomento possa essere trattato in una delle prossime puntate della trasmissione, ringrazio tutto lo staff di “Mi manda Raitre” che ogni settimana ci insegna a difenderci e a far valere i diritti che spesso non sappiamo nemmeno di avere.

Biancamaria Aprosio

Al centro della politica

Sabina Guzzanti

Venerdì sera a Sanremo ho assistito all’ultimo lavoro di Sabina Guzzanti: Vilipendio.

Nonostante alcuni punti un po’ poveri e gratuiti, lo spettacolo è stato piuttosto gradevole. Non si smette mai di sparare a zero sulla politica, anche se molte cose stanno prendendo una piega diversa. E in questo cambiamento noto una sorta di involontario gemellaggio con gli altri due personaggi attualmente in auge nel panorama mediatico e antipolitico italiano: Beppe Grillo e Marco Travaglio.

Fino a una decina di anni fa, la tendenza di molte personalità dello spettacolo italiano era quello di stare “a sinistra”. L’antiberlusconismo restava all’ordine del giorno, mentre DS, Margerita e Rifondazione Comunista venivano comunque considerati piuttosto positivamente. Il nemico da combattere era l’imprenditore senza scrupoli che aveva come unico scopo sistemare le sue aziende e la sua famiglia.

Ora il nemico da combattere ha trovato nel Partito Democratico un nuovo alleato (la Sinistra Arcobaleno è troppo impegnata nei salotti per poter anche solo pensare di esistere). Un alleato fedele e permissivo, che quando è al governo non è capace di governare e quando è all’opposizione non riesce nemmeno a capire da che parte è girato. Per parafrasare un post di Spinoza, il PD non si rende nemmeno conto che la maggioranza continua a giocare a chi la spara più grossa:

  • la maggioranza propone una legge vergognosa;
  • la maggioranza, contemporaneamente, propone una seconda legge ancora più vergognosa;
  • il PD fa casino;
  • la maggioranza ritira la seconda proposta purché l’opposizione non faccia ostruzionismo sulla prima;
  • il PD ringrazia;
  • gli italiani se la prendono nel culo.

Questo è l’iter delle leggi dell’attuale governo.

Per rendere l’idea, prendiamo come esempio il Lodo Alfano.

  • la maggioranza propone una legge che blocca 100 mila processi, al fine di bloccarne i quattro di Berlusconi;
  • il PD fa casino;
  • la maggioranza ridimensiona la cosa proponendo di bloccare i processi solamente per le quattro più alte cariche dello stato;
  • il PD accetta e ringrazia;
  • gli italiani se la prendono nel culo.

Quello che piace è il finale, sempre lo stesso, come nelle migliori fiction televisive. Solo che queste di solito finiscono bene.

Tornando al discorso iniziale, i personaggi della televisione, anche se di ideali tendenti a sinistra, non ce la fanno più a parteggiare per i “rossi”. Si è così spostata la loro preferenza verso l’unico partito, ormai, che permette di respirare aria fresca: l’Italia dei Valori. Chi segue il mio blog può pensare che io sia di parte, però credo oggettivamente che la mia fotografia della situazione attuale sia drammaticamente come la sto descrivendo.

  • Beppe Grillo, nel suo blog, prende di mira praticamente tutti i politici italiani. L’unico che si salva è Antonio Di Pietro. Anzi, più volte nel blog viene sottolineato come l’Italia dei Valori sia l’unico partito del Parlamento Italiano senza condannati.
  • Marco Travaglio ha dichiarato pubblicamente di votare per l’Italia dei Valori. Inoltre nel suo recente spettacolo “Promemoria”, che consiglio a tutti, ha sempre un occhio di riguardo per Antonio Di Pietro.
  • Sabina Guzzanti ha partecipato all’incontro di Piazza Navona organizzato dall’Italia dei Valori contro l’attuale governo. Nonostante le critiche e le polemiche scoppiate per le sue dichiarazioni (su cui non mi pronuncio) e nonostante lo stesso Di Pietro si sia rivelato scettico a riguardo, il leader dell’Italia dei Valori a “Vilipendio” è sempre stato trattato in modo pacato, con un occhio di riguardo.

Questo post non vuole essere un “ve l’avevo detto”, ma anzi una triste constatazione che in Italia siamo davvero alla frutta: aggrapparsi a un partito che a stento raggiunge il 5% significa che la politica italiana è tutta da rifare.

Rimbocchiamoci le maniche.

Occupare il tempo…

Occupazione

Nell’Università di Pavia gli studenti hanno deciso di occupare. Ma in modo democristiano.

Insomma, nel Sessantotto quando gli studenti ce l’avevano con il governo facevano casino. Veramente casino. Ora si fa casino, ma col permesso di mamma e papà. D’altronde che figli di papà saremmo se non fosse così?

Ebbene, l’Aula II di Lettere e l’Aula VI di Scienze Politiche sono occupate. Ma cosa ne pensano le istituzioni? Che domande: sono perfettamente d’accordo. A parte il preside di Economia, prof. Bianchi, che in un suo intervento ha sostenuto una tesi di quelle davvero “rivoluzionaria”: quando era giovane lui si faceva più casino e si spaccava tutto. Loro non erano mica alle prime armi!

Gli studenti di Pavia, invece, occupano in maniera light. Durante il giorno organizzano eventi, offrono caffé, rendono disponibili tutti i quotidiani. Durante la notte dormono. Il tutto solo in un’aula, per gentile concessione. Le lezioni? Spostate in luoghi alternativi, con tanto di note ufficiali sui siti di Facoltà (lettere) (scienze politiche).

Una sera ho voluto assistere personalmente a questa “occupazione” scoprendo che:

  • L’Università non ha chiuso i cancelli per accedere alle aule occupate.
  • Gli studenti hanno però incatenato a doppia mandata i cancelli di cui sopra. Motivazione? Paura degli agguati neonazisti.

Ora, vorrei dare un consiglio ai neonazisti.

Aggiornatevi un po’, non andate in giro a picchiare i comunisti. Non sono veri comunisti, poverini. Credono di esserlo, ma in realtà occupano perché è divertente. Dai, ammettiamolo: è una figata dormire nelle aule universitarie e sentirsi per qualche sera dei veri rivoluzionari formato tascabile, essere in una vetrina e sembrare importanti e indispensabili per il futuro del paese. Almeno avranno qualcosa da raccontare ai figli.

E poi, se si vuole fare uno scherzone divertente, non c’è bisogno di usare la forza. È sufficiente acquistare una bella catena, di quelle antitutto, e “collaborare” alla buona chiusura del cancello. In questo modo il momento di gloria degli occupanti può essere congelato in eterno, per i posteri, in saecula saeculorum.

Effetti collaterali: se l’azione viene attuata lasciando elementi di entrambi i sessi all’interno delle aule, può esserci il serio pericolo che dopo l’apertura delle gabbie questi si siano moltiplicati a dismisura…

Ritardo Trenitalia rimborso

No, non ho perso la capacità di scrivere un titolo decente (semmai qualcuno dei miei 25 lettori pensasse che in passato fossero così); semplicemente voglio che le tre parole incriminate portino risultati utili se vengono cercate su Google.

Trenitalia, infatti, considera il rimborso parziale del biglietto come un “bonus” utilizzabile per i viaggi successivi. Non c’è bisogno di scomodare un laureato in lettere per capire che in latino bonus significa “buono”, un termine dall’accezione vagamente positiva. Trenitalia non ha le idee molto chiare sui ritardi, pensa che siano per il nostro bene: vedete, cari signori, i nostri treni sono sempre in ritardo, così voi risparmiate sui viaggi successivi. Grazie tante!

Per aggiungere utilità a questo post fornisco il link esatto alla pagina delle informazioni sul famigerato bonus.

Riassuntino per i più pigri

Il rimborso… ehm, bonus è valido nei seguenti casi:

  • Il treno “figo” (Eurostar e affini) arriva con più di 25 minuti di ritardo. Il “più di” è da considerarsi un “maggiore” e non “maggiore o uguale”, quindi se il treno ha esattamente 25 minuti di ritardo il viaggiatore se la prende adeguatamente in quel posto. Senza vasellina. In questo caso il rimborso è del 50%.
  • Il treno “figo ma non troppo” (Intercity e affini) arriva con più di 30 minuti di ritardo. Rimborso del 30%.
  • Il treno “figo ma notturno” o “a lunghissima percorrenza” (Intercity notte o Espresso) arriva con più di un’ora di ritardo. Rimborso del 20% o del 30% a seconda del tipo di treno.

Nei primi due casi il bonus è valido anche se il treno non è in ritardo ma ha l’aria condizionata rotta (fatevelo scrivere dal controllore sul biglietto, altrimenti non vale). Se poi è anche in ritardo cavoli vostri, perché il bonus si può avere una volta sola.

Per ottenere il riborso occorre recarsi alla bigliettera di una stazione o spedire alla biglietteria di cui sopra il biglietto del viaggio “incriminato” allegando i vostri dati. Avete 30 giorni dopo la data del viaggio per farlo; Trenitalia ha 6 mesi per rispondervi.

Le prassi non sono leggi…

Monoscopio Rai

Oggi si sono tenute le votazioni per il capo della Commissione di Vigilanza della Rai. Prima di entrare nel merito della questione, è utile spiegare l’importanza di questa carica.

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è una commissione parlamentare, ovvero formata da politici, che ha lo scopo di vegliare sul servizio pubblico televisivo italiano. Lo scopo iniziale era quello, nell’ottica di una presenza esclusivamente pubblica nel panorama televisivo del nostro paese, di sorvegliare la Rai per assicurare pluralità di informazione.

Perché questa cosa funzioni, è prassi che a capo di questa commissione venga nominato un rappresentante scelto dall’opposizione: quest’ultima sceglie un candidato e, sempre per prassi, la maggioranza lo vota. Punto.

L’attuale governo vuole essere tuttavia originale: votare, sì, un rappresentante dell’opposizione, ma scelto dalla maggioranza! Veltroni e Casini restano allibiti, ma non troppo, diciamo… pacatamente! L’uno “ma-anchista”, l’altro “ciellino”, invece di proseguire sulla strada scelta dall’Italia dei Valori, ovvero insistere sulla candidatura di Leoluca Orlando, preferiscono uno sdegno al 50%, a metà con una richiesta al partito di Di Pietro di cambiare candidato. Giusto per andare incontro alla maggioranza, per la quale l’ex sindaco di Palermo risulterebbe forse troppo onesto.

In tutto questo, chi ci rimette è sempre lo spettatore. Perché la TV è imparziale; si schiera a destra “ma anche” a sinistra. Il problema, però, è sempre lo stesso: chi si schiera dalla parte dei cittadini?

Cristicchi, i manicomi e quello che la Provincia non dice

Simone Cristicchi

Mercoledì sera si è tenuto, in Aula del Quattrocento, un incontro sulla legge 180/78, normativa unicum a livello europeo che per una volta ci pone al di sopra degli altri Paesi anziché al di sotto come ci hanno abituati i nostri governanti. Dopo i racconti di Adriano Pallotta (ex infermiere dell’Istituto di Santa Maria della Pietà) e Alberto Paolini (per 42 anni paziente dello stesso manicomio), Simone Cristicchi (vincitore del Festival della Canzone Italiana proprio con una canzone sul tema) ha concluso la serata in musica per allietare i presenti e ricordare che, se la legge 180/78 è stata un’innovazione, la 133/08 di cui si discute in questi giorni ci riporta indietro nel tempo e ci sveglia dal sogno che in Italia si fanno normative in base alle necessità di tutti. L’epiteto “Gelmini, vaffanculo!”, con cui il cantante ha personalizzato il brano “Laureata precaria”, di certo riassume al meglio il malcontento generale sulla situazione dell’istruzione in Italia.

Riporto ora il post di Alice Gioia, pubblicato sul blog di Inchiostro, sempre attinente all’evento sopra descritto.

Ci sono giornali che pretendono di essere chiamati tali solo perché sono stampati su un foglio di carta simile a quello che usano i giornali “seri”. Spesso questi giornali sono anche convinti di fare informazione, perché dicono di occuparsi di cronaca locale.
Certo, se per cronaca locale ci si limita al resoconto strappalacrime dell’anziano rapinato, alle lettere dei politici influenti, o ancora alle proteste di indignati cittadini per lo spostamento di un cassonetto della spazzatura. Queste sono le cose che tirano, che fanno vendere.
Le iniziative belle, invece, non fanno audience. Ecco forse perché la Provincia Pavese si è “dimenticata” di parlare della conferenza tenutasi mercoledì sera in un’Aula del 400 gremita di persone. Si è dimenticata di raccontare le storie di tre ospiti speciali (Adriano Pallotta, ex infermiere del manicomio di Santa Maria della Pietà; Alberto Paolini, ex paziente dello stesso manicomio; Simone Cristicchi, cantautore), che sono venuti a raccontare a un pubblico attento ed emozionato il dramma delle istituzioni manicomiali, di cui ci siamo liberati grazie alla Legge 180/78, la Legge Basaglia. Che hanno condiviso le loro esperienze terribili e bellissime, rievocando ricordi dolorosi ma anche episodi significativi, tasselli fondamentali nella storia umana, sociale e politica del nostro paese. Perché la Legge Basaglia è stato solo l’inizio di un lungo percorso portato avanti dal coraggio degli infermieri e dai pazienti dei manicomi, che hanno lavorato insieme per rendere possibile l’apertura dei cancelli che chiudevano fuori il mondo. Spesso sostenuti e coadiuvati dai movimenti studenteschi, che hanno occupato i padiglioni e hanno promosso iniziative e manifestazioni a sostegno di una delle leggi più importanti della storia dell’umanità, apprezzata e studiata dalla comunità psichiatrica internazionale.
La Provincia si è dimenticata di parlare del libro di Adriano, “Scene da un manicomio”, delle poesie e dei racconti di Alberto, del documentario di Simone, “Dall’altra parte del cancello”. Tutte testimonianze preziose e uniche, che dovrebbero essere diffuse il più possibile, per metterci in guardia dai tentativi di riforma di questa legge, portati avanti da gente che non ha nemmeno idea delle atrocità commesse nei manicomi, allora come oggi, nelle blindatissime strutture private che proliferano in tutt’Italia.
Perché, se la Provincia Pavese se ne dimentica, ce ne dobbiamo ricordare noi.

Conformismo anticonformista

Cappottini

Se una ragazza indossa un paio di jeans, è facile trovare un altro essere umano, tendenzialmente dello stesso sesso, con addosso lo stesso identico modello. Ma se l’indumento in questione è un cappotto arancione-pugno-in-un-occhio, la questione potrebbe farsi molto più complessa.

Un po’ come in Facebook, non ci sono scuse troppo stupide per aggiungere nuovi elementi al calderone degli amici; così la Rassegna Stampa mattutina del Festival di Internazionale tenutosi a Ferrara può essere un ottimo modo per fare nuove conoscenze. Sempre che abbiano un cappotto arancione-pugno-in-un-occhio.