Pizzo RAI

Televisione

Parlo di pizzo perché di Canone non si può certo parlare. Ma andiamo con ordine.

Cosa è il Canone RAI? L’imposta sulla televisione, definita solitamente “Canone RAI”, è una tassa da versare all’Agenzia delle Entrate da parte di tutti coloro che possiedono una televisione, un videoregistratore, una scheda TV per il computer o comunque un qualsiasi apparecchio in grado di ricevere segnale televisivo, digitale o analogico che sia. Ecco la prima assurdità: il solo possesso del televisore (anche per giocare alla Playstation) prevede il pagamento del Canone.

In ogni caso io non solo non guardo la televisione, ma nemmeno la possiedo, per cui per fortuna il problema non mi tocca.

Il problema è l’insistenza dell’Agenzia delle Entrate a volere a tutti i costi il mio canone. In questi giorni ho ricevuto l’ennesima letterina in cui mi si dice/intima di regolarizzare la mia posizione, nonostante io abbia più volte cestinato quelle precedenti e abbia detto al rappresentante di fumo che mi si è presentato a casa che non ho la televisione. Cazzo!

Cosa vuol dire “regolarizzare la mia posizione”, quindi, se è già regolare? Sulla lettera non c’è alcun riferimento al fatto che un essere umano può essere privo di televisione, quindi finché non pago risulto evidentemente irregolare.

In tutto ciò, la vera figata è che siamo in Italia. In questa condizione un’attenta lettura della legge permette di possedere comunque un televisore e di non pagare il canone. Il sito di Beppe Grillo spiega molto bene come fare. Certo, il rischio che vengano a casa vostra e vi “sigillino” il televisore è reale, ma secondo voi accade veramente? Se avessi una televisione, testerei il sistema per il solo gusto di farmela sigillare.

Postilla. Segnalo che dal 5 gennaio 2009 la televisione pubblica francese non inserisce più spot pubblicitari nei suoi programmi della fascia oraria tra le 21 e le 9. Nel 2012 la abolirà definitivamente. La BBC, televisione pubblica britannica, è così da sempre per i canali visibili dal Regno Unito.

In Italia cosa stiamo aspettando?

Le frequenze naturali

Dadi

Nel prendere le nostre decisioni, ci facciamo spesso condizionare dalle statistiche e dalle leggi della probabilità: quando votiamo, quando giochiamo al Casinò, quando decidiamo di sottoporci a una determinata operazione medica. Purtroppo, però, altrettanto spesso non ragioniamo a sufficienza sui dati che ci vengono propinati e rischiamo di fraintendere situazioni che, spiegate in maniera più chiara, risultano essere il contrario di quanto pensato fino a quel momento.

In particolare in questo post mi soffermerò sul metodo delle frequenze naturali, utilizzato per spiegare più efficientemente tutti quei casi in cui entra in gioco la cosiddetta probabilità condizionata: si tratta di frasi del tipo “quale è la probabilità che succeda una certa cosa sotto l’ipotesi che ne sia già accaduta un’altra”.

Aiutiamoci con un esempio.

Il test per stabilire che un determinato soggetto sia infetto o meno dal virus HIV sbaglia una volta su diecimila casi trattati. Immaginiamo ora di sottoporci a questo test e risultare positivi, ovvero malati. Quale è la probabilità di esserlo veramente?

Questo problema rientra nell’ambito della probabilità condizionale, in quanto stiamo cercando la probabilità che si verifichi l’evento A (sono malato) nell’ipotesi che si sia già verificato l’evento B (il mio test è positivo).

A un’occhiata superficiale si potrebbe pensare: visto che il test sbaglia solamente una volta su diecimila, posso essere ragionevolmente certo di avere il virus. Niente di più sbagliato!

Non solo: così come è posto, il problema non ha soluzione, in quanto la risposta al quesito dipende in modo diretto con la diffusione della malattia tra la popolazione di cui il soggetto fa parte. Il test sbaglia infatti molto più spesso se la malattia è meno diffusa percentualmente sulla popolazione.

Rivediamo l’esempio di prima usando le già citate frequenze naturali, e aggiungendo l’informazione mancante: poniamo che una persona su diecimile sia affetta dal virus dell’HIV. Faccio notare che sia questo valore sia il precedente sull’accuratezza del test sono verosimilmente quelli reali.

Prendiamo quindi un campione di 10.000 persone: una di esse sarà malata di HIV, 9.999 saranno sane. Se quindi il test fosse corretto al 100%, avremmo un positivo e 9.999 negativi. Poiché però sbaglia in un caso su 10.000, avremo due possibilità: 10.000 negativi (nel caso più improbabile che quello sbagliato sia il positivo diventato negativo) oppure 2 positivi e 9.998 negativi (situazione altamente probabile, in cui un negativo risulti positivo).

Ora, tornando alla domanda iniziale: quale è la probabilità che io sia effettivamente positivo dato il risutato positivo dell’esame? Uno su due, ovvero il 50%. Infatti nell’esempio il test forniva due esiti positivi, di cui solamente uno realmente affetto dal virus.

Stupefacente, vero?

(Spiegazioni molto più dettagliate ed esaurienti sul problema si trovano sul volume “Quando i numeri ingannano” di Gerd Gigerenzer, Raffaello Cortina Editore, 25,50 euro, ISBN 88-7078-843-1)

Cancro XVI

Si parla spesso di tumori e di come curarli, senza sapere che quello più grave e subdolo è la Chiesa Cattolica. Come il cancro devasta famiglie, vita e società, così il Vaticano con i suoi interventi che – ahimè – ancora muovono decine di milioni di persone, riesce a intensificare malattie e mettere a repentaglio altrettante vite umane. Basti pensare al proibizionismo nei confronti del profilattico, che provoca la diffusione di virus come l’HIV e conseguentemente la morte di milioni di persone, spesso bambini.

Per fortuna, però, qualcuno ha trovato un vaccino contro questa malattia (la Chiesa): si chiama Barack Obama o, più genericamente, estero. In altre parole, l’unica nazione ancora veramente infetta da questo morbo è l’Italia, nostro malgrado focolaio primario del malore.

Perché nazioni cattoliche come Spagna e Stati Uniti riescono a proporre matrimoni gay, finanziamenti per gli aborti, pillola del giorno dopo gratuita? Semplice: questi stati sono veramente laici.

L’Italia, purtroppo, ha due grossi problemi in relazione alla Chiesa Cattolica, che ne fanno uno stato meno laico di come crediamo.
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Al centro della politica

Sabina Guzzanti

Venerdì sera a Sanremo ho assistito all’ultimo lavoro di Sabina Guzzanti: Vilipendio.

Nonostante alcuni punti un po’ poveri e gratuiti, lo spettacolo è stato piuttosto gradevole. Non si smette mai di sparare a zero sulla politica, anche se molte cose stanno prendendo una piega diversa. E in questo cambiamento noto una sorta di involontario gemellaggio con gli altri due personaggi attualmente in auge nel panorama mediatico e antipolitico italiano: Beppe Grillo e Marco Travaglio.

Fino a una decina di anni fa, la tendenza di molte personalità dello spettacolo italiano era quello di stare “a sinistra”. L’antiberlusconismo restava all’ordine del giorno, mentre DS, Margerita e Rifondazione Comunista venivano comunque considerati piuttosto positivamente. Il nemico da combattere era l’imprenditore senza scrupoli che aveva come unico scopo sistemare le sue aziende e la sua famiglia.

Ora il nemico da combattere ha trovato nel Partito Democratico un nuovo alleato (la Sinistra Arcobaleno è troppo impegnata nei salotti per poter anche solo pensare di esistere). Un alleato fedele e permissivo, che quando è al governo non è capace di governare e quando è all’opposizione non riesce nemmeno a capire da che parte è girato. Per parafrasare un post di Spinoza, il PD non si rende nemmeno conto che la maggioranza continua a giocare a chi la spara più grossa:

  • la maggioranza propone una legge vergognosa;
  • la maggioranza, contemporaneamente, propone una seconda legge ancora più vergognosa;
  • il PD fa casino;
  • la maggioranza ritira la seconda proposta purché l’opposizione non faccia ostruzionismo sulla prima;
  • il PD ringrazia;
  • gli italiani se la prendono nel culo.

Questo è l’iter delle leggi dell’attuale governo.

Per rendere l’idea, prendiamo come esempio il Lodo Alfano.

  • la maggioranza propone una legge che blocca 100 mila processi, al fine di bloccarne i quattro di Berlusconi;
  • il PD fa casino;
  • la maggioranza ridimensiona la cosa proponendo di bloccare i processi solamente per le quattro più alte cariche dello stato;
  • il PD accetta e ringrazia;
  • gli italiani se la prendono nel culo.

Quello che piace è il finale, sempre lo stesso, come nelle migliori fiction televisive. Solo che queste di solito finiscono bene.

Tornando al discorso iniziale, i personaggi della televisione, anche se di ideali tendenti a sinistra, non ce la fanno più a parteggiare per i “rossi”. Si è così spostata la loro preferenza verso l’unico partito, ormai, che permette di respirare aria fresca: l’Italia dei Valori. Chi segue il mio blog può pensare che io sia di parte, però credo oggettivamente che la mia fotografia della situazione attuale sia drammaticamente come la sto descrivendo.

  • Beppe Grillo, nel suo blog, prende di mira praticamente tutti i politici italiani. L’unico che si salva è Antonio Di Pietro. Anzi, più volte nel blog viene sottolineato come l’Italia dei Valori sia l’unico partito del Parlamento Italiano senza condannati.
  • Marco Travaglio ha dichiarato pubblicamente di votare per l’Italia dei Valori. Inoltre nel suo recente spettacolo “Promemoria”, che consiglio a tutti, ha sempre un occhio di riguardo per Antonio Di Pietro.
  • Sabina Guzzanti ha partecipato all’incontro di Piazza Navona organizzato dall’Italia dei Valori contro l’attuale governo. Nonostante le critiche e le polemiche scoppiate per le sue dichiarazioni (su cui non mi pronuncio) e nonostante lo stesso Di Pietro si sia rivelato scettico a riguardo, il leader dell’Italia dei Valori a “Vilipendio” è sempre stato trattato in modo pacato, con un occhio di riguardo.

Questo post non vuole essere un “ve l’avevo detto”, ma anzi una triste constatazione che in Italia siamo davvero alla frutta: aggrapparsi a un partito che a stento raggiunge il 5% significa che la politica italiana è tutta da rifare.

Rimbocchiamoci le maniche.

Ritardo Trenitalia rimborso

No, non ho perso la capacità di scrivere un titolo decente (semmai qualcuno dei miei 25 lettori pensasse che in passato fossero così); semplicemente voglio che le tre parole incriminate portino risultati utili se vengono cercate su Google.

Trenitalia, infatti, considera il rimborso parziale del biglietto come un “bonus” utilizzabile per i viaggi successivi. Non c’è bisogno di scomodare un laureato in lettere per capire che in latino bonus significa “buono”, un termine dall’accezione vagamente positiva. Trenitalia non ha le idee molto chiare sui ritardi, pensa che siano per il nostro bene: vedete, cari signori, i nostri treni sono sempre in ritardo, così voi risparmiate sui viaggi successivi. Grazie tante!

Per aggiungere utilità a questo post fornisco il link esatto alla pagina delle informazioni sul famigerato bonus.

Riassuntino per i più pigri

Il rimborso… ehm, bonus è valido nei seguenti casi:

  • Il treno “figo” (Eurostar e affini) arriva con più di 25 minuti di ritardo. Il “più di” è da considerarsi un “maggiore” e non “maggiore o uguale”, quindi se il treno ha esattamente 25 minuti di ritardo il viaggiatore se la prende adeguatamente in quel posto. Senza vasellina. In questo caso il rimborso è del 50%.
  • Il treno “figo ma non troppo” (Intercity e affini) arriva con più di 30 minuti di ritardo. Rimborso del 30%.
  • Il treno “figo ma notturno” o “a lunghissima percorrenza” (Intercity notte o Espresso) arriva con più di un’ora di ritardo. Rimborso del 20% o del 30% a seconda del tipo di treno.

Nei primi due casi il bonus è valido anche se il treno non è in ritardo ma ha l’aria condizionata rotta (fatevelo scrivere dal controllore sul biglietto, altrimenti non vale). Se poi è anche in ritardo cavoli vostri, perché il bonus si può avere una volta sola.

Per ottenere il riborso occorre recarsi alla bigliettera di una stazione o spedire alla biglietteria di cui sopra il biglietto del viaggio “incriminato” allegando i vostri dati. Avete 30 giorni dopo la data del viaggio per farlo; Trenitalia ha 6 mesi per rispondervi.

Le prassi non sono leggi…

Monoscopio Rai

Oggi si sono tenute le votazioni per il capo della Commissione di Vigilanza della Rai. Prima di entrare nel merito della questione, è utile spiegare l’importanza di questa carica.

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi è una commissione parlamentare, ovvero formata da politici, che ha lo scopo di vegliare sul servizio pubblico televisivo italiano. Lo scopo iniziale era quello, nell’ottica di una presenza esclusivamente pubblica nel panorama televisivo del nostro paese, di sorvegliare la Rai per assicurare pluralità di informazione.

Perché questa cosa funzioni, è prassi che a capo di questa commissione venga nominato un rappresentante scelto dall’opposizione: quest’ultima sceglie un candidato e, sempre per prassi, la maggioranza lo vota. Punto.

L’attuale governo vuole essere tuttavia originale: votare, sì, un rappresentante dell’opposizione, ma scelto dalla maggioranza! Veltroni e Casini restano allibiti, ma non troppo, diciamo… pacatamente! L’uno “ma-anchista”, l’altro “ciellino”, invece di proseguire sulla strada scelta dall’Italia dei Valori, ovvero insistere sulla candidatura di Leoluca Orlando, preferiscono uno sdegno al 50%, a metà con una richiesta al partito di Di Pietro di cambiare candidato. Giusto per andare incontro alla maggioranza, per la quale l’ex sindaco di Palermo risulterebbe forse troppo onesto.

In tutto questo, chi ci rimette è sempre lo spettatore. Perché la TV è imparziale; si schiera a destra “ma anche” a sinistra. Il problema, però, è sempre lo stesso: chi si schiera dalla parte dei cittadini?

Cristicchi, i manicomi e quello che la Provincia non dice

Simone Cristicchi

Mercoledì sera si è tenuto, in Aula del Quattrocento, un incontro sulla legge 180/78, normativa unicum a livello europeo che per una volta ci pone al di sopra degli altri Paesi anziché al di sotto come ci hanno abituati i nostri governanti. Dopo i racconti di Adriano Pallotta (ex infermiere dell’Istituto di Santa Maria della Pietà) e Alberto Paolini (per 42 anni paziente dello stesso manicomio), Simone Cristicchi (vincitore del Festival della Canzone Italiana proprio con una canzone sul tema) ha concluso la serata in musica per allietare i presenti e ricordare che, se la legge 180/78 è stata un’innovazione, la 133/08 di cui si discute in questi giorni ci riporta indietro nel tempo e ci sveglia dal sogno che in Italia si fanno normative in base alle necessità di tutti. L’epiteto “Gelmini, vaffanculo!”, con cui il cantante ha personalizzato il brano “Laureata precaria”, di certo riassume al meglio il malcontento generale sulla situazione dell’istruzione in Italia.

Riporto ora il post di Alice Gioia, pubblicato sul blog di Inchiostro, sempre attinente all’evento sopra descritto.

Ci sono giornali che pretendono di essere chiamati tali solo perché sono stampati su un foglio di carta simile a quello che usano i giornali “seri”. Spesso questi giornali sono anche convinti di fare informazione, perché dicono di occuparsi di cronaca locale.
Certo, se per cronaca locale ci si limita al resoconto strappalacrime dell’anziano rapinato, alle lettere dei politici influenti, o ancora alle proteste di indignati cittadini per lo spostamento di un cassonetto della spazzatura. Queste sono le cose che tirano, che fanno vendere.
Le iniziative belle, invece, non fanno audience. Ecco forse perché la Provincia Pavese si è “dimenticata” di parlare della conferenza tenutasi mercoledì sera in un’Aula del 400 gremita di persone. Si è dimenticata di raccontare le storie di tre ospiti speciali (Adriano Pallotta, ex infermiere del manicomio di Santa Maria della Pietà; Alberto Paolini, ex paziente dello stesso manicomio; Simone Cristicchi, cantautore), che sono venuti a raccontare a un pubblico attento ed emozionato il dramma delle istituzioni manicomiali, di cui ci siamo liberati grazie alla Legge 180/78, la Legge Basaglia. Che hanno condiviso le loro esperienze terribili e bellissime, rievocando ricordi dolorosi ma anche episodi significativi, tasselli fondamentali nella storia umana, sociale e politica del nostro paese. Perché la Legge Basaglia è stato solo l’inizio di un lungo percorso portato avanti dal coraggio degli infermieri e dai pazienti dei manicomi, che hanno lavorato insieme per rendere possibile l’apertura dei cancelli che chiudevano fuori il mondo. Spesso sostenuti e coadiuvati dai movimenti studenteschi, che hanno occupato i padiglioni e hanno promosso iniziative e manifestazioni a sostegno di una delle leggi più importanti della storia dell’umanità, apprezzata e studiata dalla comunità psichiatrica internazionale.
La Provincia si è dimenticata di parlare del libro di Adriano, “Scene da un manicomio”, delle poesie e dei racconti di Alberto, del documentario di Simone, “Dall’altra parte del cancello”. Tutte testimonianze preziose e uniche, che dovrebbero essere diffuse il più possibile, per metterci in guardia dai tentativi di riforma di questa legge, portati avanti da gente che non ha nemmeno idea delle atrocità commesse nei manicomi, allora come oggi, nelle blindatissime strutture private che proliferano in tutt’Italia.
Perché, se la Provincia Pavese se ne dimentica, ce ne dobbiamo ricordare noi.

Ragazzi di periferia

Ferrara Inchiostro

Ferrara, 3 ottobre 2008, ore 13:20. La Redazione di Inchiostro in trasferta al Festival della rivista “Internazionale” è nel panico. Tra qualche istante riceverà una telefonata dal programma radiofonico universitario Radio Campus Pavia per un intervento in diretta. Computer e chiavetta TIM sono quindi strumenti indispensabili per poter ascoltare il programma, con il cofano dell’auto a fungere da scrivania.

Si parla di Nokia. Quest’ultima ha appena presentato il suo nuovo gioiellino ingegneristico in diretta concorrenza con l’iPhone di Apple, che “in America costa 199 dollari, mentre qui in Italia ci vogliono 499 euro”. Informazione parziale e scorretta: in America è obbligatorio l’abbonamento che ti tiene incollato all’operatore per due anni, mentre in Italia l’ultimo ritrovato tecnologico della Mela si può acquistare senza obblighi. O con questi ultimi, ovviamente, a 199 euro.

L’idea è che alle 13:30 si doveva già essere tutti in pista nella ridente città romagnola, ma la diretta slitta (spazialmente, non temporalmente) vicino all’uscita autostradale di Ferrara Nord, posizionata in una ridente periferia tra un capannone industriale e un incendio.

Il presentatore presenta (nomen omen) le nuove stelle di Radio Campus Pavia: M e G. Nel parlare di viaggi, si divideranno i ruoli come farebbero Qui, Quo e Qua: a M spettano tutti i “cioè”, “insomma”, “allora” e l'”eh” tipico di chi non sa cosa dire; G completerà le frasi per renderle sensate. E milioni di persone andranno all’Oktoberfest per dimenticare, con l’alcool, di aver ascoltato il programma.

L’attesa prosegue. Oltre che spazialmente, la diretta è slittata anche temporalmente. Forse i nostri eroi sarebbero arrivati, se non al Teatro Nuovo dove si svolgeva il primo incontro, almeno all’albergo.

Tocca a G, che presenta senza mezzi termini la mostra di Correggio che si sta tenendo a Parma in questi giorni. Questo suscita l’ilarità del presentatore, che non riesce a trattenersi dopo aver sentito il nome del pittore, peraltro piuttosto famoso.

Alice non sa cosa dire, deve inventarsi qualcosa. Soprattutto deve sembrare davvero davanti al Teatro Nuovo, e i rumori della periferia di Ferrara non sarebbero stati sufficientemente credibili. Il telefono squilla, Alice si chiude in auto dove regna un religioso silenzio.

“Ciao a tutti. Sono qui in piazza a Ferrara davanti al Teatro Nuovo; piazza gremita di gente in attesa del primo incontro del festival… Scusa ma non ti sento bene perché qui c’è un sacco di gente!”

Il fatto che poi nessun incontro si sia tenuto al Teatro Nuovo perché inagibile rimane un’informazione del tutto irrilevante. The show must go on.

La baia nella tempesta

Pirate Bay

“Fascist state censors Pirate Bay”, ovvero “Uno stato fascista censura Pirate Bay”.

Con questa frase il noto sito svedese The Pirate Bay, uno dei maggiori portali di hacking al mondo, tra i 100 siti più visitati in assoluto, inzia un messaggio dedicato a tutti gli utenti italiani. Da qualche giorno, infatti, la Guardia di Finanza ha diramato una segnalazione di blocco del sito che molti provider hanno subito assecondato. Se si prova a visitare il sito di The Pirate Bay, infatti, si arriverà a una pagina di errore.

Ma in informatica c’è sempre un “ma”, perché noi non siamo bravi come i cinesi nell’ars censurandi. Il blocco, in realtà, è stato fatto a livello di DNS, e non di linea, per cui il sito è fisicamente accessibile, ma il nome “thepiratebay.org” non porta più a nulla. Un po’ come se per nascondere al mondo l’esistenza di una casa, si dice alle poste di non recapitare più lettere all’indirizzo di quella casa. La casa continuerebbe a esistere.

Ecco quindi che la soluzione è cambiare colui che porta le lettere. In questo caso bisogna disinibire il provider nella risoluzione del DNS. Spiego brevemente di cosa si tratta.

Ogni computer sul pianeta è identificato (più o meno univocamente, ma per semplicità per noi sarà così) da un indirizzo, detto indirizzo IP, un insieme di numeri apparentemente incomprensibili e in ogni caso difficili da ricordare. Ad esempio questo sito si trova su una macchina che ha indirizzo IP 62.149.198.81. Siccome sarebbe troppo scomodo utilizzare questi numeretti ogni volta, sono stati inventati dei nomi più semplici da ricordare, come ad esempio www.ziorufus.it. Il DNS si occupa di associare al nome il suo magico indirizzo IP.

Ora, quello che hanno fatto i vari provider per assecondare la Guardia di Finanza è stato di cancellare il nome thepiratebay.org dai propri database, per cui quando si “chiede” quella pagina si ottiene una risposta di tipo “non trovato”.

Tuttavia, per fortuna nessuno ci obbliga ad usare i DNS del nostro provider, anche se siamo collegati con Libero, con Alice o con qualsiasi altro. Esiste un metodo piuttosto semplice per utilizzare DNS di terze parti. Tra questi, consiglio vivamente OpenDNS, un servizio efficientissimo e ormai consolidato che andrà a sostituire senza alcun problema il DNS “domato” del vostro provider. Attraverso OpenDNS il sito internet oggetto di questo messaggio è tranquillamente accessibile, così come lo sono tutti quei siti della lista nera diramata dalla Guardia di Finanza qualche mese fa, tra cui prevalentemente portali di gioco d’azzardo online. Giocare d’azzardo in Italia è legale solo se lo fa lo stato…

Per modificare i propri DNS e utilizzare quelli di OpenDNS basta seguire le guide proposte in questa pagina.

Va tutto bene…

Guerra in Ossezia

Oggi ho guardato la Cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino. Solitamente in occasioni come queste il mondo si ferma, anche di fronte agli odi più radicati o alle guerre più crudeli.

Questa volta non è stato così. Così come a Pechino si inizia a giocare, in Ossezia si inizia a morire.

Ormai nemmeno ci facciamo più caso. D’altronde, come dice De André, il dolore degli altri è dolore a metà. Questa concezione non deve però essere la scusa per un lassismo dell’informazione che ci dia una percezione sbagliata di quello che accade nel mondo. Quando è iniziata la guerra in Iraq tutte le televisioni non parlavano di altro. Erano però coinvolti gli amici americani, no? Il fatto che tutto fosse partito da loro era irrilevante. La guerra si combatteva contro il terrorismo, e chi se ne frega se i modi non erano proprio politically correct. Il fine giustifia i mezzi.

Oggi è iniziata una guerra in Ossezia (Georgia) e in meno di 24 ore sono morte più di mille persone. I principali quotidiani nazionali italiani hanno relegato la notizia al terzo o quarto posto (solo Repubblica si può “vantare” di un secondo posto). L’edizione per non udenti del Tg2, il telegiornale più scandaloso che mi è capitato sott’occhio, non ha nemmeno citato l’episodio. Ma qui è diverso, sono morti i cattivi russi (o ex russi, per i più pignoli). Bastardi comunisti.

La notizia del giorno erano le Olimpiadi, e che nessuno si metta in mezzo. Come si potevano altrimenti vendere meglio tutti i servizi e gli speciali già pronti da settimane? Cosa saranno mai mille morti per uno spettacolo preparato da 10 mesi da migliaia di acrobati con gli occhi a mandorla? E pensare che sono comunisti pure loro.

Quando muoiono, però, fanno meno notizia.