Ci sono…

Ci sono politici che dicono tutto e il contrario di tutto.
Ci sono quelli che oggi dicono tutto, mentre domani dicono il contrario e accusano i comunisti di avergli messo in bocca falsità.
Ci sono gli ex comunisti che non si vogliono alleare con i comunisti.
Ci sono i comunisti.
Ci sono persone che urlano orgogliose di essere fasciste, andando contro una legge che, per quanto possa essere obsoleta, esiste; e un politico che inizia la sua campagna elettorale infrangendo una legge non è molto affidabile.
Ci sono i condannati in Parlamento.
Ci sono i referendum per cambiare la legge elettorale; ma dopo il voto.
Ci sono i politici che pur di andare al governo mescolano idee contrapposte, per poi incatenarsi e fare lo sciopero della fame perché “non tutti la pensano come me”.
Ci sono quelli che mangiano mortadella se un governo cade.
Ci sono quelli che fanno cadere un governo e si credono vittime della società se vengono isolati.
Ci sono quelli che “Rete4 sul satellite non se ne parla”, nonostante una condanna della Corte di Giustizia Europea.
Ci sono quelli che “Rete4 sul satellite non se ne parla” nonostante una condanna della Corte di Giustizia Europea, nemmeno se Rete4 appartiene al leader della formazione opposta.
Ci sono quelli che “se siete poveri sposate mio figlio”; e credono di far ridere.

E poi ci sono gli altri

Informazione deviata

Mano che usa il computer

Ci sono modi e modi per dare un’informazione. Si può descrivere oggettivamente la notizia, citando il fatto senza dire la propria; si può essere palesemente di parte, ed esprimere un opinione a riguardo; oppure, subdolamente, si può scegliere di “giocare” con le parole e far credere di appartenere alla prima categoria, mentre in realtà si appartiene alla seconda.

Prima di tutto, prendiamo una parola a caso, ad esempio “pedofilo”. Ne abbiamo due definizioni, una “vera” presa dal vocabolario e una presa dall’immaginario collettivo.

Pedofilo: colui che pratica la pedofilia, devianza sessuale caratterizzata da attrazione erotica verso i bambini, spesso associata a feticismo e sadismo. De Mauro, dizionario della lingua italiana.

Pedofilo: colui che abusa di un minorenne.

Detto questo, passiamo ai fatti. Un articolo di Repubblica di oggi recita:

Prof pedofilo ritorna ad insegnare
Fioroni: “Tuteliamo gli studenti”

e l’occhiello

Aosta, condannato in primo grado, sospeso 6 mesi, reintegrato in cattedra
Scandalizzato il ministro all’Istruzione: “Reinserirlo in funzioni diverse”.

Da queste poche righe potremmo dire che la giustizia in Italia non funziona, che al governo non si occupano dei problemi del mondo, più una serie di altri luoghi comuni. E purtroppo il 90% delle persone si farà quest’idea della cosa perché

  1. associa alla parola “pedofilo” la seconda definizione
  2. non legge l’articolo, reputando il titolo e l’occhiello riassunti sufficienti alla sua comprensione

Scorrendo l’articolo, invece, si scopre la vera condanna del malcapitato. Citando l’articolo:

Il docente fu accusato dalla polizia di Bari di scambiare foto pedopornografiche e di chattare con altri pedofili utilizzando proprio il computer della scuola.

In pratica il poveretto si era fatto qualche pippa davanti a delle foto di bambini nudi. Comportamento da condannare, senza dubbio, ma lungi dal trasformarlo in un “mostro” quale il titolo voleva far passare. Potrei anche azzardare qualcosa in più, un giudizio personale: secondo me non avrebbe mai toccato né fatto male a un bambino.

Al di là del fatto in sé, l’episodio, che forse ha causato questa riflessione solamente al sottoscritto, può comunque far riflettere sulla situazione dei giornali in Italia: ormai sono un mezzo di “distrazione” dai veri problemi, fatto dovuto anche in buona parte ai finanziamenti pubblici che ricevono: se la politica paga, cerchiamo di parlarne il meno possibile, in particolare se è necessario parlarne male.

Ve l’immaginate di aprire un quotidiano e vedere, una fianco all’altra, due pagine così composte: in una la pubblicità di una società petrolifera, nell’altra un’inchiesta su quanto la suddetta società petrolifera inquina?

V2-day, 25 aprile, per un’informazione libera.

Lettera ad Antonio Di Pietro

Lettera inviata alla redazione del sito del Ministro Antonio di Pietro.

Caro Antonio,
in qualità di elettore, nonché di cittadino italiano, vorrei segnalarti quella che mi sembra una “trappola” dietro l’angolo. In particolare mi riferisco all’alleanza PD-IdV.

Leggendo la lettera di Marco Travaglio pubblicata sul tuo blog (che, come sempre, picchia dove fa più male) e i dodici punti della campagna elettorale del PD, mi duole dover constatare che la politica è fatta di tante belle parole, ma di poca sostanza.

Credo davvero nei tuoi 11 punti, e li supporterò fino alla morte, perché non vedo in essi utopia, ma realtà. Non si parla di abbassare le tasse o di aumentare gli stipendi come fanno tutti. Si parla di cose credibili, alla portata di qualunque governo e, soprattutto, si parla di idee già realizzate dalla maggior parte dei paesi europei o comunque “occidentali” (anche se l’uso di questa parola non mi piace).

Al contrario, i 12 punti del PD sono “il solito, grazie”. Innovazione del Mezzogiorno (punto 2), meno tasse per tutti (punto 4, mi ricorda qualcosa), tv di qualità (punto 12).

Prendendo come esempio proprio quest’ultimo punto, anche nei tuoi 11 punti si parla di questo, ma l’obiettivo è conseguenza automatica del programma. Avere una sola televisione e abolire i finanziamenti pubblici ai giornali porta automaticamente a un miglioramento della qualità, e in questo sta la forte differenza tra i due programmi. Il primo dice quale è il problema, senza approfondire; il secondo offre proposte concrete e realizzabili per risolverlo.

Per citare un altro esempio, il punto 11 del programma del PD dice: “nell’ordinamento verrà inserito il principio della non candidabilità in Parlamento dei cittadini condannati per reati gravissimi connessi alla mafia, camorra e criminalità organizzata o per corruzione o concussione”. Ma non è già così? Perché inizialmente il PD pubblicizza l’assenza di condannati tra i candidati e poi non inserisce in programma, come hai fatto tu, “interdizione ai condannati in Parlamento”, qualunque sia il reato?

Molti miei conoscenti sono stufi dell’attuale politica e vedono nell’Italia dei Valori un possibile spiraglio di via d’uscita. Ti prego, non deluderci!

Con stima
Alessio Palmero Aprosio

Vederci chiaro

Destra-Sinistra

La politica è incredibile. Ha due strategie, perfettamente antitetiche: da una parte cerca di confondere, dall’altra cerca di essere chiara.

Guardiamo le scelte politiche di questa tornata elettorale.

Al centro abbiamo l’Unione dei Democratici di Centro (o dei Democratici Cristiani, per i più aficionados).

Se ci spostiamo di poco, abbiamo due partiti i cui nomi si confondono tra di loro: il PD di Veltroni e il PDL di Berlusconi (i due famosi “oni”). Siccome questi non sono né al centro né agli estremi, nei loro nomi non compaiono mai le parole destra, sinistra, centro. Non mancano tuttavia termini inflazionati come “democratico” o “libertà”.

Agli estremi, invece, abbiamo due fazioni: “La destra” e “La sinistra”. Due nomi chiari, per fare sì che anche il più sbadato non si possa sbagliare sul voto.

Per essere, sì, chiari, ma non troppo, il nuovo simbolo del partito di Storace sarà identico a quello di Alleanza Nazionale, che alle prossime elezioni non ci sarà. La politica è anche questo.

(Aggiungo al mio blogroll un nuovo sito che all’inizio mi aveva spiazzato. Si chiama Non pianeta, ma stella tuttavia bisogna stare attenti a non leggerlo Non pianeta, Mastella.)

Coraggio!

Italia dei valori

Non ho mai nascosto le mie idee politiche a nessuno, ma oggi voglio enfatizzare la mia posizione perché sono ottimista.

Ottimista, davvero, perché il leader dell’Italia dei Valori, Antonio di Pietro, ha pubblicato sul suo sito web 11 punti chiave della sua campagna elettorale, condivisi dal sottoscritto al 100%. Trovo molto coraggioso l’inserimento di alcuni di essi, che io non considero né di destra, né di sinistra. Tra questi compaiono, in ordine sparso: percentuale massima di precari in azienda al 10%, obbligo per gli stranieri di scontare pene nel Paese di origine, eliminazione del conflitto di interessi, una sola televisione pubblica senza pubblicità, eliminazione dei finanziamenti pubblici all’editoria, interdizione ai condannati in Parlamento, estensione di tutti i diritti alle coppie di fatto, abolizione delle Province.

Sono cosciente del fatto che per ora sono solo parole, ma una prima “prova” della buona fede dell’iniziativa si può toccare con mano. L’Italia dei Valori è attualmente in coalizione con il Partito Democratico, che ha accettato senza condizioni l’eliminazione dei condannati tra i candidati del partito. Questo vuol dire che tutti i candidati del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori hanno la fedina penale pulita.

Si legge dal sito di Antonio di Pietro:

Ho ricevuto un impegno: si andrà proprio nella direzione che noi abbiamo voluto, a cominciare da un impegno formale non solo di fare una legge con cui i condannati non si potranno più candidare, ma cominceremo noi stessi, sia l’Italia dei Valori come il Partito Democratico, al nostro interno e a prescindere dalla legge, a non candidare persone condannate.

In un paese normale, questo dovrebbe essere la prassi, ma siccome non siamo in un paese normale, la visione distorta che abbiamo della politica fa sì che questo sembri un’innovazione che dà speranza.

E, per quanto mi riguarda, sta funzionando. In particolare aggiungendo due particolari fondamentali del Partito Democratico:

  1. Innanzi tutto la capacità di Veltroni di “smarcarsi” da Prodi, il cui governo non fa certo una buona pubblicità al nuovo partito. Un po’ per colpa della legge elettorale, un po’ per colpa dell’accozzaglia di idee che raggruppava la coalizione, il lavoro dell’ex premier era impossibile fin dal principio.
  2. In secondo luogo l’allontanamento dell’estrema sinistra la quale, nonostante la sua reputazione “pulita”, rischierebbe da una parte di frenare il governo (come è successo in passato) e dall’altra di far perdere i consensi degli elettori centristi.

Rimane ancora il problema Binetti, ma dopo le dichiarazioni del Papa di qualche giorno fa, Walter Veltroni, leader del Partito Democratico, potrebbe aver promesso all’ex senatrice la successione di Benedetto XVI in cambio del suo silenzio.

Rivoluzione

Quarto stato

Prima di oggi pensavo che la politica potesse migliorare, magari con il tempo. Ora non più, e per questo mi arrendo.

Posso sopportare una classe politica che, quando è al potere, si fa i cazzi suoi. Ma se c’è una cosa che non sopporto che è che si faccia solo i cazzi suoi. Facesse anche i miei, anche quelli dei lavoratori che si fanno il culo otto ore al giorno per non riuscire ad arrivare alla fine del mese, allora li perdonerei. Ma così no.

Un governo che cade per colpa di Mastella; un gruppo di parlamentari che festeggia stappando spumante. Questa è la politica italiana. Berlusconi continua a dire che il popolo vuole il voto, ma in realtà non vuole ammettere la dura realtà. Il popolo vuole tutti fuori dai coglioni, vuole una nuova classe politica.

C’è bisogno di aria nuova e fresca, di politici di 40 anni che ragionino a lungo termine. Basta con i politici di 80 anni a cui non gliene frega un cazzo della raccolta differenziata e dell’inquinamento perché “tanto loro non ci saranno” quando ormai sarà troppo tardi per tornare indietro.

Quindi: rivoluzione!

Da parte mia inizio in modo molto soft, inserendo la doppia data nei miei post: quella del calendario gregoriano e quella del calendario rivoluzionario francese.

Notizie dal Primo Mondo

Derek Conway

L’Italia fa parte del G8, della NATO e dell’Unione Europea. Ma non per questo dobbiamo bullarci di vivere bene. Gli scioperi, la povertà e l’aumento inarrestabili dei beni di prima necessità ne sono la prova lampante.

E come non incolpare, in un paese potenzialmente ricco come l’Italia, la classe politica? So che è troppo semplice e rischia di portare a conclusioni affrettate, ma si sa che in tutti i misteri della vita la soluzione corretta è sempre la più semplice.

Viviamo in uno stato nel cui Parlamento compaiono 24 condannati, in cui ai giudici vengono tolti i casi “scottanti” che riguardano i politici, in cui esiste la possibilità che un processo finisca con un assoluzione perché il reato non è più un reato. E il fatto che chi ha approvato la legge sia il condannato stesso non desta neppure qualche sospetto.

Guardiamoci un po’ intorno: siamo sicuri che “sia giusto così”? Porto un esempio. L’uomo della fotografia è un deputato inglese. Qualche giorno fa viene scoperto in un atteggiamento inammissibile in un paese civile: far assumere il figlio in un progetto di ricerca da lui curato. Per questo è stato condannato a risarcire lo stato di 13.000 sterline (circa 20.000 euro), tanto era la cifra che il figlio aveva guadagnato tramite questo progetto.

Andando contro ogni giudizio sul nostro paese, sono pronto a scommettere che in Italia non sarebbe mai successo. Anzi, non sarebbero mai successe.

Che cosa?

  1. Non sarebbe mai successo che un parlamentare venisse incolpato di tale reato. Se così fosse, il numero di parlamentari condannati in via definitiva sarebbe ben superiore a 24.
  2. Non sarebbe mai sussistito il fatto in sé: nessun politico si sarebbe scomodato per la modica cifra di 20.000 euro. Rubare sì, ma con stile, altrimenti si rischia di fare pure la figura dello sfigato coi colleghi.

Forse ha ragione Bossi: la distinzione tra nord e sud non può essere ignorata. D’altronde, in Europa, l’Italia è piuttosto bassina…

Benvenuti nel Secondo Mondo. See you later, in the Third One…

Pressione fiscale

Banda Bassotti

Tutti lo sospettavano, persino i più ottimisti. Alla fine è successo: questo governo è caduto. Un po’ mi spiace, mi ci ero affezionato, mi ci ero più che altro “abituato”. Prima c’era Silvio, ora c’è Romano.

E invece no, non deve accadere così. Il governo non deve essere una moda, un cagnolino da portare a spasso che esiste indipendentemente da me. Il “mio” governo deve rappresentarmi, in qualche modo, che io l’abbia votato o meno.

In questi giorni mi sono vergognato di essere italiano. E mi spiace, davvero. Mi sono anche messo a riascoltare uno per uno tutti i dischi di Fabrizio De André. Almeno lui era anarchico e a certe brutte cose come la politica non ci pensava. Forse aveva capito tutto. Scene come i parlamentari che stappano lo champagne perché la maggioranza perde in Senato mi danno da pensare, davvero. Non dico che debbano essere dispiaciuti, perché sarebbe troppo da paese civile, però festeggiare così palesemente quando tutti quanti prendono stipendi da record (maggioranza e opposizione) è una presa in giro per la gente che lavora davvero. Ed è la stessa gente che mantiene quell’esile filo di speranza perché un giorno la politica prenda una piega diversa.

Quest’anno mi sono reso conto per la prima volta di cosa vuol dire “pagare le tasse”: sapere di incassare 24.000 euro in un anno e doverne 10.000 allo Stato. Non solo. La vera beffa è sapere che la maggior parte di questi soldi servono per pagare quei politici che fanno un programma di governo di 281 pagine.

  • La parola “indulto” compare solo in un contesto.
    Obiettivo primario della prossima legislatura è l’approvazione di un nuovo codice penale. A questo deve associarsi un provvedimento di clemenza e la contestuale modifica della norma costituzionale (art.79 Cost.) relativa al quorum necessario per la concessione di amnistia ed indulto.

    Ovvero, in soldoni, modifichiamo la legge che stabilisce il quorum necessario per approvarla. Basta. Non c’era scritto (né se ne sentiva il bisogno) di far uscire così tanta gente dal carcere. Questo governo verrà ricordato per questa legge (cui si sono opposti Lega Nord e L’Italia dei Valori, occorre sottolinearlo), ma forse se lo merita.
  • Vogliamo che la comunicazione e l’informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile a tutti.
    Il governo stava per approvare una legge contro la pubblicazione delle intercettazioni, punendo il giornale che le pubblica, piuttosto che colui che, intercettato, ha commesso il reato. Se non fosse che qualunque prossimo governo la riproporrà, direi: “meno male che è caduto!”. La giornalista Anna Piras, invitata alla conferenza “Stampa Libera” organizzata da Inchiostro, ha dovuto negare la sua presenza perché la Rai non ha permesso che lei trattasse l’argomento. E Rete4, lo ricordiamo, è ancora lì.
  • Ribadiremo la natura aperta di Internet, garantendo la libertà di accesso e di espressione, evitando forme indiscriminate di controllo.
    Anche su questo mi sento di citare una proposta di imporre ai blog l’iscrizione al registro ROC.
  • A pagina 22 inizia una sezione chiamata Ridurre i costi della politica. Per assicurarsi di raggiungere questo obiettivo, il governo ha addirittura istituito un Ministro per l’Attuazione del Programma. Un ministero in più per contenere i costi della politica. Non male, davvero.
  • Pagina 50.
    Una magistratura indipendente, garanzia per tutti i cittadini.
    Effettivamente nel caso De Magistris mi sembra che politica e giustizia fossero proprio indipendenti. Sì, se non ricordo male, è andata proprio così.

In ogni caso sotto questo governo si sono trovate (per pura combinazione?) le peggiori emergenze degli ultimi anni:

  • Il più grande sciopero degli autotrasportatori, che ha letteralmente paralizzato il paese per svariati giorni.
  • Un’intera regione sommersa dai rifiuti.

Se questo non bastasse, c’è il rischio concreto che nei prossimi anni il governo ritorni nelle mani di Berlusconi. E, ciliegina sulla torta, ci sarà anche Mastella.

A questo punto, mi duole dover constatare che l’unica alternativa sia davvero quel Beppe Grillo – comico – che ha dato il via a una informazione alternativa, più vera di quella che ogni giorno ci propinano i giornali e che senza l’appoggio di alcun organo di informazione ha portato più di trecentomila persone in piazza (ed erano davvero così tante, perché le firme non mentono).

Deus ex machina

Deus ex machina

Nelle opere teatrali dell’antica grecia, il deus ex machina era un aggeggio meccanico che permetteva al dio (uno dei tanti; mica come adesso che ci accontentiamo di uno solo) di intervenire con un colpo di scena per risolvere la vicenda raccontata nell’opera.

Oggi il termine assume un significato diverso, utilizzato per descrivere quelle soluzioni di “comodo” che gli autori di testi utilizzano per giungere alla conclusione voluta, spesso a scapito della logica o della coerenza della trama.

Nella scenetta che ogni anno vede protagoniste le matricole del Collegio Ghislieri (durante i festeggiamenti in ricordo del Papa fondatore), il Pius ex machina assume il significato greco del termine: il decano degli alunni sbuca fuori all’improvviso, risolvendo l’intricata vicenda che nel frattempo si era venuta a creare.

Oggi, invece, il Ministro della Giustizia Mastella ha dato le dimissioni. Non so chi sia il deus ex machina che ha permesso ciò, ma sicuramente è riuscito a risolvere una situazione disarmante e drammatica che apparentemente sembrava senza soluzione. Ovviamente, come per ogni governo italiano che si rispetti, tutti i politici sono solidali col povero Clemente e col suo povero partito che ha subito una vera e propria ecatombe.

Doretta è rimasta senza parole. Le ho scritto “Il ministro della giustizia ha dato le dimissioni” ma non mi ha risposto…

No papa, no party

Striscione contro il Papa

Ho scoperto di non essere ateo: il mio credo è una religione monoteista in cui io sono dio. Sopporto anche l’errore che gran parte degli esseri umani compie nel presupporre l’esistenza di un dio che non sia io e, per essere concorrenziale con il mio principale rivale, ho deciso di ammettere il perdono. Entro certi limiti, certo. Devo constatare però che, se il dio del Cristianesimo non esiste, purtroppo esiste (eccome) il suo rappresentante in terra, altrimenti detto Papa. Devo adoperarmi per essere concorrenziale anche su questo fronte.

Tornando a me, l’Università “La Sapienza” di Roma ha invitato, in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico, questo fantomatico rappresentante, cosa che ha fatto infuriare, e non poco, studenti e professori dell’Ateneo in questione. In effetti anche io sono rimasto parecchio deluso del fatto che non mi abbiano invitato. Nel mio caso, tra l’altro, avrebbero potuto invitare direttamente l’ente sovrannaturale da cui il credo nasce, non un suo banale e materiale rappresentante.

Eppure, nonostante il mio profondo rammarico, credo che in tutta questa bagarre il povero compagno Ratzi non sia il vero colpevole. È come incolpare Pietro Taricone dell’esistenza del Grande Fratello: il pubblico vuole parolacce, gossip e quant’altro; la televisione si adegua. Così la gente vuole il Papa (che fa sempre il pienone nei suoi tour, è innegabile) e l’Università glielo mette in un piatto d’argento.

Certo è che mi spiazza parecchio la differenza tra i due piani su cui i nostri personaggi (il Papa e l’Università) si muovono. Se è vero che Taricone suscitava tanto appeal nei programmi televisivi, è pur vero che questi programmi non erano di spessore culturale elevato. Cosa sarebbe accaduto se lo avessero invitato a “Il Fatto” di Enzo Biagi? Sicuramente una caduta di stile.

Ma, anche in questo caso, non sarebbe stata colpa di Pietro Taricone…

Zio Rufus – Credi in qualche religione?
Doretta – Ogni religione insegna qualcosa
Zio Rufus – A te cosa ha insegnato la religione?
Doretta – Mi piacciono molto tutte le feste religiose!